L’elezione del presidente della Commissione europea non sarà diretta, ma indiretta. Il giorno dopo il discorso di Josè Manuel Barroso sullo stato dell’Unione l’esecutivo comunitario fa marcia indietro, precisando le parole del suo presidente: nell’idea di Barroso per il futuro assetto dell’Ue non c’è spazio per una scelta dei cittadini del capo della Commissione. La precisazione è di Olivier Bailly, portavoce dell’istituzione comunitaria al centro del dibattito.
Ieri Barroso ha detto che i partiti politici europei dovranno indicare il loro candidato alla presidenza, senza aggiungere altro. Un’affermazione che ha generato delle curiosità, e che ha indotto il membro dello staff della Commissione Barroso a fare chiarezza. “Non ci sarà un’elezione diretta, sarà il parlamento a scegliere tra i candidati scelti dai partiti”, precisa Bailly. Una trovata dello stesso Barroso per potersi presentare una terza volta? A Berlaymont già si vocifera che il portoghese, in occasione delle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, potrebbe essere il candidato del Ppe per la Commissione. Un tema prematuro da affrontare, che non viene sollevato in sala stampa. La domanda del momento è: quando Barroso parla di democrazia europea intende un’elezione diretta del presidente della Commissione? “Nessun primo ministro, tra tutti i ventisette paesi membri, è eletto direttamente dal popolo”, la risposta di un Olivier Bailly. “In Europa il modo per nominare un primo ministro è quello di un’elezione del Parlamento, e noi lo proponiamo a livello Ue”. Chi pensava a una rivoluzione politica dell’Ue forse resterà deluso. Il presidente della Commissione europea sarà eletto in modo indiretto. Ma è bene che si sappia.
R.G.