Bruxelles – Adottare la proposta sul quadro normativo e diventare la prima potenza al mondo, se non nello sviluppo, almeno nell’inquadramento dell’intelligenza artificiale (IA) dentro standard di sicurezza e mitigazione dei rischi. Nonostante l’iter di approvazione del progetto presentato dalla Commissione UE lo scorso 21 aprile stia procedendo a rilento, per l’esecutivo comunitario l’ambizione non è cambiata: “Non dobbiamo sottovalutare il vantaggio di essere i primi a muoverci e di dettare il ritmo della regolamentazione con i nostri valori europei”, è stata l’esortazione del commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, durante la conferenza di alto livello organizzata dalla presidenza slovena del Consiglio dell’UE martedì 14 e mercoledì 15 settembre.
Per il commissario europeo la proposta di legge sull’IA “dovrebbe diventare lo standard globale, se vogliamo che sia pienamente efficace“. Un’aspirazione condivisa anche dal direttore generale di DG Connect (dipartimento della Commissione Europea deputato alle reti di comunicazione e tecnologie), Roberto Viola, che si è detto “sicuro che l’atto sull’intelligenza artificiale diventerà fonte d’ispirazione per tutto il mondo”. Del quadro normativo presentato dal gabinetto von der Leyen è stato sottolineato l’equilibrio, “la chiave per un approccio orizzontale basato sul rischio”, rappresentato da “molte voci che vengono ascoltate per evitare estremismi e per creare regole durature”, ha sottolineato Viola.
È qui che entra in gioco il Parlamento Europeo, che dovrà trovare un’intesa con il Consiglio dell’UE sulla proposta per l’intelligenza artificiale dell’esecutivo comunitario. Il capo-delegazione del Partito Democratico al Parlamento UE e relatore per il gruppo S&D nella commissione speciale per l’Intelligenza artificiale (AIDA), Brando Benifei, ha confermato che “ne stiamo discutendo internamente alle singole commissioni e tra poche settimane inizieremo il lavoro sulle bozze“. Per gli eurodeputati l’aspetto cruciale è “il rispetto dei diritti fondamentali e la protezione dai possibili rischi sociali”. In altre parole, “sviluppare un quadro certo” che permetta di “creare un’intelligenza artificiale affidabile e di cui ci si possa fidare“, ma anche essere motore di “eccellenza e nuove opportunità per i cittadini”.
Nonostante venga apprezzato l’approccio della Commissione UE basato sui diversi livelli di rischio – “un buon punto di partenza nella direzione che desideriamo”, ha affermato Benifei – ci sono grosse preoccupazioni sul piano del riconoscimento biometrico nei luoghi pubblici e sulla valutazione della conformità per le applicazioni ad alto rischio, che lo stesso europarlamentare italiano non ha nascosto.
Per quanto riguarda il primo aspetto, si teme un “potere indiscriminato da parte delle autorità sul fronte dei controlli” e “un rischio eccessivo per la privacy e i valori democratici“: Benifei ha fatto notare “cosa poterebbero fare con strumenti del genere i Paesi che non rispettano lo Stato di diritto”. Sul fatto che quasi tutti i tipi di applicazioni ad alto rischio possono essere lanciati sul mercato con una valutazione interna dello sviluppatore, il relatore si è chiesto invece se sia giusto “percorrere una strada in cui si finisce per scoprire che un sistema è difettoso o non conforme solo quando è troppo tardi“.