Bruxelles – Dopo 16 anni ininterrottamente al governo, per l’Unione Cristiano-Democratica della cancelliera Angela Merkel si riaffaccia la prospettiva di trovarsi all’opposizione di una coalizione rosso-verde. Mancano 20 giorni alle elezioni federali e in questo ultimo scorcio di campagna elettorale si inizia a parlare per la prima volta di una possibile alleanza tra i Verdi e le sinistre di SPD e Die Linke.
Come confermano i sondaggi, i due trend più significativi di fine agosto nella corsa alla cancelleria si stanno consolidando. Il blocco conservatore CDU-CSU continua a perdere consensi (ora al 20,6 per cento), mentre non si arresta l’avanzata dei socialdemocratici, che hanno conquistato 10 punti percentuali in meno di due mesi (al 25). Se fra tre settimane il risultato delle urne dovesse confermare questi orientamenti, il candidato dell’SPD, Olaf Scholz, potrebbe presentarsi come leader di una nuova coalizione, senza necessariamente riconfermare l’alleanza con la CDU.
Lo scenario più verosimile – e che garantirebbe più stabilità – rimane un’inedita Große Koalition con anche i Verdi in maggioranza, insieme a socialdemocratici e conservatori. Ma il presidente e candidato alla cancelleria per la CDU, Armin Laschet, deve guardarsi le spalle da uno scenario non rassicurante per il suo partito, come mai è accaduto nella storia della Germania unificata. Per il momento non ci sono i numeri, considerato che i Verdi si attestano al 16,9 per cento e Die Linke al 6,8. Ma il margine per la maggioranza si sta sempre più assottigliando: la scorsa settimana la coalizione rosso-verde si fermava al 47 per cento dei consensi, oggi al 48,7.
Che la questione sia all’ordine del giorno in campagna elettorale lo confermano le parole della cancelliera uscente: “Con me non si sarebbe mai potuta formare una coalizione che coinvolgesse la sinistra”, ha commentato Merkel. Tuttavia, “se questo è condiviso o meno dal vice-cancelliere Scholz, è tutto da vedere“.
Noch drei Wochen bis zur Bundestagswahl.
Die aktuellen Durchschnittswerte:SPD: 25,0% (+4,5)
Union: 20,6% (-12,3)
GRÜNE: 16,9% (+8,0)
FDP: 12,1% (+1,4)
AfD: 11,3% (-1,3)
LINKE: 6,8% (-2,4)
Sonstige: 7,4% (+2,4)Änderungen zu 2017
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— Deutschland Wählt (@Wahlen_DE) September 5, 2021
Perché sì
Ammesso e non concesso che Verdi, SPD e Die Linke si assicurino la maggioranza al Bundestag, i tre partiti non dovrebbero incontrare grossi ostacoli ideologici sulle tematiche del cambiamento climatico, della politica fiscale e dell’immigrazione.
I cavalli di battaglia del partito ecologista guidato da Annalena Baerbock – ovvero la trasformazione verde della società e dell’industria e il passaggio completo alle energie rinnovabili – è sposato anche dalle sinistre. In particolare Scholz vede nella difesa del clima “un grande progetto per il futuro dell’industria” stessa. C’è una vicinanza significativa anche sul fronte del miglioramento dell’infrastruttura digitale nell’amministrazione pubblica, nelle scuole e nelle imprese, ma soprattutto sulla questione dell’aumento dei salari minimi. Per questo tipo di coalizione dovrebbe essere più semplice scaricare i costi dell’operazione sulle classi sociali più abbienti, alzando il livello delle aliquote sui redditi.
Sarebbero da limare le posizioni sulla politica di migrazione e asilo. Nonostante ci sia un’intesa generale nel non mettere un freno all’immigrazione nel Paese – considerata anche la risposta di chiusura che si sta registrando in mezza Europa dallo scoppio della crisi in Afghanistan – da quello che sarebbe il primo partito all’interno della coalizione è arrivata la conferma che dovranno continuare le deportazioni in determinati casi, anche verso l’Afghanistan. “Chi commette crimini gravi non può rimanere qui, questo fa parte della protezione dei rifugiati”, ha commentato Scholz. Più critici a riguardo sono invece i Verdi e Die Linke.
Perché no
Lo scoglio più grosso è però quello della politica estera e di sicurezza. Come mostrato dal dibattito televisivo di domenica scorsa (29 agosto), gli animi dei tre principali candidati alla cancelleria si sono scaldati quando è stata affrontata la questione dell’approccio di Die Linke agli affari esteri. Scholz è stato accusato dal presidente della CDU di non escludere esplicitamente un confronto con il partito guidato da Janine Wissler e Dietmar Bartsch. Ma è stato comunque eloquente il diktat del vice-cancelliere per la formazione di una qualsiasi alleanza che coinvolga l’SPD: un impegno rinnovato nella NATO, che possibilmente implichi un rafforzamento del ruolo dell’Europa e della Germania.
Anche per i Verdi non si mette in discussione la partecipazione del Paese nell’Organizzazione del trattato dell’Atlantico del Nord e la candidata Baerbock ha escluso un dialogo con la sinistra se continuerà a boicottare una politica estera europea attiva. Il partenariato transatlantico e il nuovo confronto con l’amministrazione statunitense di Joe Biden è un pilastro della politica estera della forza ecologista.
La posizione di Die Linke è invece quella di abolire la NATO, porre fine a tutte le missioni all’estero e vietare l’esportazione di armi. L’alleanza rosso-verde è concepibile solo se il partito di sinistra dovesse cedere su questo punto, ma all’orizzonte non si vedono indicazioni verso questa direzione. Anzi: “Dopo il disastro che stiamo vivendo in Afghanistan, penso che ci sia solo un partito che ora ha relativamente poche ragioni per riconsiderare le sue posizioni di politica estera”, ha ribadito la candidata Wissler. Il “pericolo rosso” evocato da Laschet è ancora lontano, ma la CDU non può permettersi di sottovalutare il rischio di essere esclusa dal governo dopo le elezioni del 26 settembre.