Il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, dopo lo sconcerto espresso nei giorni scorsi per la mancata accoglienza dei migranti afghani da parte di alcuni Stati Membri, è tornato a parlare di Europa. Lo ha fatto nel messaggio inviato al Forum Ambrosetti di Cernobbio, con linee chiare e contenuti concreti.
L’efficace e tempestiva gestione della pandemia
Il Presidente Mattarella ha elogiato l’UE per le azioni efficaci e tempestive messe in atto nel contrastare la pandemia. “L’Unione Europea – queste le sue parole – ha dimostrato, di fronte alla pandemia e alle sue conseguenze sul piano economico e sociale, una capacità di reazione efficace e tempestiva”. Vaccini, gestione delle crisi sociali e della ripresa economica sono stati la chiave del successo dell’azione europea. Queste azioni hanno inoltre confermato la bontà della scelta fatta a livello politico in direzione di una sovranità condivisa a livello continentale.
La capacità di gestione della crisi pandemia ha rappresentato, infatti, una vera e propria svolta nel funzionamento dell’Unione Europea. Le scelte proposte dalla Commissione Europea e sostenute dal Parlamento Europeo, hanno consentito di superare le diverse sensibilità presenti nell’Unione. Si è dato così vita a una dimensione operativa senza precedenti che merita di entrare nel prossimo Trattato che sostituirà quello di Lisbona.
La necessità di azioni sulla pace e sulla stabilità internazionale
Se l’Unione Europea ha ormai un suo peso specifico a livello internazionale proprio nella dimensione economica, non altrettanto si può dire sulla politica estera e la sicurezza comune. “Analogo impegno deve riguardare ora il contributo dell’Unione Europea alla causa della pace, dello sviluppo, della sicurezza e della stabilità internazionale. – ha dichiarato Mattarella – La globalizzazione dei mercati importa che avvenga contemporaneamente alla diffusione dei diritti, per il raggiungimento della piena dignità delle persone in ogni angolo del mondo”.
La necessità è reale. Infatti, l’Europa non può permettersi di essere assente da scenari ed eventi le cui conseguenze si ribaltano sui Paesi che la compongono. Soprattutto, non può essere esclusa dalla definizione delle regole che presiedono alle relazioni internazionali.
“È materia in cui la Ue si è mossa, sin qui, troppo timidamente – ha concluso il Presidente – e che rappresenta, al contrario, la naturale continuazione di quella sovranità condivisa destinata anche a garantire, ai cittadini europei, la prosecuzione di una esperienza di crescita e progresso che non ha eguali”.
L’Alto rappresentante dell’UE
In considerazione dell’importanza e della chiarezza dello stimolo del Presidente della Repubblica Italiana, è necessario un approfondimento. La figura chiave su questo fronte all’interno dell’Unione Europea è lo spagnolo Josep Borrell, Alto rappresentante dell’UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza.
La carica è stata ricoperta fino a novembre del 2019 dall’italiana Federica Mogherini ed è molto importante nello scacchiere politico europeo. Infatti l’Alto rappresentante guida la politica estera e di sicurezza comune dell’Unione europea e l’attua in qualità di mandatario del Consiglio dell’Unione europea.
Presiede quindi il Consiglio “Affari esteri”, composto dai ministri degli esteri degli Stati membri e rappresenta l’Unione per le materie che rientrano nella politica estera e di sicurezza comune. L’Alto rappresentante conduce, a nome dell’Unione, il dialogo politico con i terzi. Esprime, inoltre, la posizione dell’Unione nelle organizzazioni internazionali e in seno alle conferenze internazionali.
Lo stato dell’arte
In questo senso, la macchina decisionale dell’Unione Europea ha iniziato a mettersi in moto. Il 2 settembre si sono riuniti i 27 ministri della Difesa europei. Al termine della giornata Borrell ha sottolineato come sia stato individuato lo strumento da utilizzare, la Bussola strategica per la sicurezza e la difesa, che “sarà presentata e spero approvata non oltre il 16 novembre dal Consiglio Affari Esteri”. Anche il contingente è stato definito, circa 5 mila soldati, e non 50 mila come inizialmente trapelato. L’obiettivo è essere autonomi rispetto agli alleati (leggasi USA) e poter decidere le politiche militari a prescindere dalle azioni altrui.
Il problema è politico, manca l’unanimità, anche se si sta lavorando ad un meccanismo che abbia alla base il sistema della maggioranza. Manca infatti la comune visione di quali siano le minacce per l’UE, perché ogni paese rincorre di fatto le proprie priorità strategiche (come successo in Libia). L’ipotesi di un esercito europeo sembra essere ormai tramontata dopo le parole di Ursula von der Leyen: “L’Unione europea non sarà mai un’alleanza militare”, perché per quello c’è la Nato. Ora l’attesa è tutta concentrata sul semestre di presidenza Francese ad inizio 2022 per risolvere definitivamente la questione.
Serve più velocità? Certamente, d’altronde le crisi internazionali non aspettano i tempi della burocrazia. La strada è segnata, speriamo che l’apparato decisionale europeo sia celere nel percorrerla, per il bene di tutti i cittadini coinvolti.
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