Il settembre che ha di fronte l’Unione europea potrebbe essere uno dei più complicati degli ultimi tempi. Diversi i dossier che dovranno essere discussi nelle prossime settimane, che comportano implicazioni e conseguenze di rilievo.
L’Afghanistan e le migrazioni
Il primo e più significativo dossier riguarda l’emergenza dell’Afghanistan, che in Europa si presenta sotto diversi filoni. Il profilo più urgente è certo quello delle migrazioni: l’UE non vuole correre il rischio di un nuovo scenario 2015. E per evitarlo sta mettendo in campo una strategia di cooperazione con i Paesi vicini all’Afghanistan, anche attraverso l’erogazione di fondi.
Il tema migranti però era già una questione spinosa ancora prima della caduta di Kabul. In particolare si guarda al confine esterno con la Bielorussia: l’ultima strategia del regime di Aleksander Lukashenko per mettere in difficoltà l’Ue è proprio quella di permettere l’accesso a migliaia di richiedenti asilo provenienti per lo più dall’Iraq. Sia Polonia che Lituania hanno annunciato la costruzione di recinzioni per respingere gli arrivi.
Di migrazioni, ma anche di sicurezza, si parlerà nella riunione straordinaria dei ministri dell’Interno convocata dalla presidenza slovena dell’Ue per il 31 agosto. Di Afghanistan si parlerà invece nelle riunioni dei ministri della Difesa (il primo settembre) e dei ministri degli Esteri (2-3 settembre).
Il Recovery Fund e lo stato di diritto
Sul fronte interno, la Commissione europea sarà impegnata nel braccio di ferro con Ungheria e Polonia sullo stato di diritto. In particolare, entro settembre, dovrà pronunciarsi sui Piani nazionali di ripresa e resilienza dei due Paesi, la cui valutazione è stata posticipata proprio a causa di carenze sul fronte della trasparenza e della tutela dei diritti e dell’indipendenza del sistema giudiziario.
Le riunioni dell’Ecofin (fissate per il 10-11 settembre con una videoconferenza informale il 6 settembre) saranno l’occasione per fare il punto. L’esecutivo europeo non sembra tuttavia ancora intenzionato ad applicare il principio di condizionalità, ossia legare l’erogazione dei fondi al rispetto del diritto, come invece chiede con una certa sollecitudine il Parlamento europeo, che ha promesso di ricorrere davanti al Corte europea.
Lo stato dell’Unione
E davanti al Parlamento europeo (riunito in sessione plenaria dal 13 al 16 settembre) la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, farà il quadro della situazione con il suo discorso sullo stato dell’Unione, in programma per il 15 settembre.
Non è escluso che il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, convochi durante il mese una riunione straordinaria dei leader dei Ventisette, alla luce degli ultimi sviluppi globali.
L’allargamento dell’Unione Europea
Continuano intanto le richieste di allargamento dei confini dell’Unione Europea. Proprio a fine agosto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che si aspetta che i paesi dell’Ue riconoscano la prospettiva europea di Ucraina, Georgia e Moldavia.
“Il 19 luglio, i presidenti di Ucraina, Moldova e Georgia hanno lanciato la Tripla Associazione, che dovrebbe portare i nostri Paesi più vicini ad ottenere la piena adesione all’Ue. Ci aspettiamo il sostegno di questa iniziativa dalla Polonia, dalla Romania e dagli altri nostri partner. Su questa strada, il prossimo passo importante dovrebbe essere il riconoscimento della prospettiva europea degli stati dell’Associazione”, ha detto Zelenski in un briefing a Chisinau. “L’Ucraina ha già iniziato il lavoro pertinente con ogni stato dell’Ue separatamente”.
A fine luglio, inoltre, l’InCe (Iniziativa Centro Europea) ha presentato i risultati di un ciclo di incontri sul tema dell’allargamento dell’Unione Europea ai Balcani occidentali. Come principale foro di cooperazione politica della regione adriatico-ionica e balcanica occidentale, l’InCE si pone come ponte di collegamento privilegiato fra questo quadrante geopolitico, cui appartengono i 17 Paesi aderenti all’Iniziativa, e l’Unione Europea.
Il fronte della concorrenza
Sempre a settembre, l’Unione europea si prepara a lanciare un’inchiesta formale antitrust sull’acquisizione del produttore di chip britannico Arm da parte di Nvidia. L’accordo ha un valore di 54 miliardi di dollari ed è previsto a inizio settembre. Lo riporta il Financial Times, citando due fonti a conoscenza del processo.
L’indagine probabilmente inizierà dopo che Nvidia notificherà formalmente alla Commissione europea il suo piano d’acquisizione di Arm, cosa che avverrà presumibilmente dopo il 6 settembre. I chip progettati da Arm sono presenti in quasi ogni smartphone e in milioni di altri dispositivi.
La mossa di Bruxelles arriva dopo che anche il governo di Londra ha avviato lo scorso maggio un’indagine sull’operazione. La Competition and Market’s Authority (Cma) britannica infatti ha dichiarato che l’acquisizione di Arm prevista da Nvidia potrebbe danneggiare la concorrenza e indebolire i rivali.