Bruxelles – Il cambiamento parte dalla cultura, la legislazione da sola non può modificare i comportamenti. Si è fondato su questo presupposto l’intervento della commissaria europea per l’Uguaglianza, Helena Dalli, alla conferenza ministeriale del G20 sull’empowerment femminile (concetto che indica la conquista della consapevolezza di sé e del controllo sulle proprie scelte, decisioni e azioni). La riunione si è svolta oggi (26 agosto) a Santa Margherita Ligure ed è stata presieduta dalla ministra per le Pari opportunità, Elena Bonetti.
“Possiamo fare tutte le direttive e le leggi del mondo, ma se non cambiamo la nostra cultura e attitudine, sarà tutto inutile“, ha ammonito la commissaria Dalli. Questo discorso vale in particolare nel rapporto tra generazioni: “Siamo noi che diciamo cosa è giusto e cosa è sbagliato per le ragazze e i ragazzi, è così ovunque, ma abbiamo molti stereotipi“. Per questo motivo è necessario un cambio di passo a livello mentale e culturale, lasciando che siano le stesse nuove generazioni a “farsi strada e a lavorare per raggiungere il loro massimo potenziale”, è stato l’invito della commissaria. “Noi non dobbiamo interromperli”.
È pur sempre vero che gli Stati e la comunità internazionale hanno il dovere di mantenere alta l’attenzione su questioni come la parità di genere e i diritti delle donne, come il vertice di oggi ha dimostrato: “È un passo molto importante che per la prima volta il G20 abbia una conferenza focalizzata su questi temi, in particolare per la fase post-COVID”, ha riconosciuto Dalli. “È nostro dovere far sì che non succeda come nella crisi del 2008, quando le donne sono state le più colpite”. All’Italia è stato riconosciuto il merito di aver finalizzato una strategia per la parità di genere “molto importante, in linea quella dell’Unione Europea“, e che risponde a “tempi difficili per le donne, come ha dimostrato la pandemia”.
É sempre un piacere discutere con la Ministra @elenabonetti. La serietà , la disponibilità e l’impegno del governo italiano nell’implementazione della strategia per l’uguaglianza di genere rappresenta un segnale positivo per la costruzione della #UnionOfEquality. pic.twitter.com/MQIKCwvS7J
— Helena Dalli (@helenadalli) August 25, 2021
Un primo aspetto su cui è necessario intervenire è quello legato all’educazione e al mondo del lavoro. “La ministra Bonetti ha parlato delle competenze STEM [acronimo per Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica, ndr] ed è proprio su questo aspetto che dobbiamo insistere”, ha voluto sottolineare la commissaria per l’Uguaglianza. Questo perché “c’è ancora un vuoto in queste discipline tra le donne”. L’attuazione di “politiche volte ad aumentare la partecipazione femminile al mercato del lavoro” dovrà rappresentare un altro strumento da implementare nel breve termine.
Ma tra i primi punti in agenda c’è la lotta contro la violenza di genere, considerato che “durante la pandemia c’è stato un aumento della violenza domestica”. Nel suo intervento, Dalli ha sottolineato che “la promozione e la tutela dei diritti umani delle donne è parte integrante di qualsiasi sforzo per una soluzione politica inclusiva, globale e duratura”. Con questo obiettivo la commissaria europea ha ribadito che entro la fine di quest’anno l’esecutivo UE presenterà una proposta legislativa sulla lotta alla violenza di genere: “È questa una delle azioni volte a conseguire gli obiettivi della convenzione di Istanbul [Convenzione del Consiglio d’Europa dell’11 maggio 2011 sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, ndr] in settori quali la prevenzione, la protezione e l’azione penale”.
L’intervento della commissaria Dalli ha toccato infine la questione afghana: “Sono profondamente preoccupata per la situazione delle donne e delle ragazze in Afghanistan“, ha commentato, anche in relazione all’impatto “a lungo termine che questi eventi potrebbero avere sulla loro vita e sul ruolo che svolgeranno nella società”. Il gabinetto presieduto da Ursula von der Leyen “seguirà da vicino gli sviluppi” e “valuterà il governo dei talebani sulla base dei fatti piuttosto che delle promesse”.