Bruxelles – Dopo i giudici la stampa. La Polonia apre un nuovo fronte di scontro con l’Unione europea sul rispetto dello Stato di diritto e i valori fondamentali dell’UE. Il governo di Varsavia ha proposta una modifica alla legislazione nazionale che impedisce alle società straniere al di fuori dello Spazio economico europeo (Paesi Ue più Lichtenstein, Islanda, Norvegia e Svizzera) di possedere una quota di maggioranza nelle società di media polacche. Dapprima respinta in Parlamento, una seconda votazione chiesta dal governo ha visto le nuove regole passare.
Con il via libera parlamentare si opera una stretta sui canali televisivi e radiofoniche di opposizione, quelle non controllate dalla politica nazionale o da gruppi vicini al partito di maggioranza. La mossa non è sfuggita all’occhio di Bruxelles. Il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, ha dapprima sottolineato il voto contrario del Parlamento polacco, poi al secondo tentativo andato in porto non ha potuto non esprimere preoccupazione.
“Dopo essere andato in minoranza, il governo ha ottenuto un primo sì sulla legge tv che vieta a Discovery di essere azionista dell’unica rete non filo-governativa”, la denuncia del componente italiano del team von der Leyen. “Una storia da seguire da vicino“. A tutti, soprattutto la Polonia, ricorda che “in Europa vigono democrazia è libertà”.
The vote yesterday evening on the media law #lexTVN in Poland is very worrying. If the law comes into force it will seriously threaten independent television in the country. There can be no freedom without a free media.
— Roberta Metsola (@EP_President) August 12, 2021
Più diretto David Sassoli. “Il voto sulla legge sui media in Polonia è molto preoccupante“, la critica del presidente del Parlamento europeo. “Se la legge entrerà in vigore minaccerà seriamente la televisione indipendente nel paese. Non ci può essere libertà senza mezzi di informazione liberi”.
L’iniziativa del governo di Varsavia arriva pochi giorni dopo il dietro-front sulla contestata riforma della giustizia. Chiuso momentaneamente un fronte di scontro con l’Unione europea, il Paese dell’est ne apre immediatamente un altro. A Bruxelles l’esecutivo comunitario “sta seguendo la situazione”, assicura Eric Mamer, capo del servizio dei portavoce della Commissione UE. Al momento non si entra nel merito della questione perché “il processo legislativo è ancora in corso”. Mamer spiega che “valuteremo il provvedimento se e quando la proposta di legge sarà approvata in via definitiva”.