Nasce ufficialmente l’Istituto europeo della pace, organismo indipendente pensato per agevolare il compito di risolvere le controversie internazionali dentro e fuori l’Unione europea. Voluta fortemente dalla Svezia, la fondazione è sostenuta da nove paesi europei: oltre al regno nordico partecipano Belgio, Finlandia, Italia, Lussemburgo, Polonia, Spagna, Svizzera e Ungheria. Loro – ad esclusione della Spagna – per il primo anno di attività metteranno sul piatto complessivamente tre milioni di euro, poi la fondazione finanzierà le proprie attività attraverso donazioni pubbliche e private. A guidare la struttura l’italo-svedese Staffan de Mistura, un passato all’Onu e da viceministro degli Esteri in Italia, dove è diventato noto in quanto responsabile della trattativa con il governo di Nuova Delhi per la liberazione dei due maro’ italiani, che ancora sono nella mani della giustizia locale. Un nome però spendibile, nonostante tutto. Il più spendibile dall’Italia (e dalla Svezia) in questo contesto perchè il nostro paese potesse insediare un italiano alla guida del neo-nato Istituto. “De Mistura è una persona di grande esperienza ed estremamente competente”, l’opinione dei ministri degli Esteri in conferenza stampa congiunta.
Una colomba stilizzata che richiama le figure realizzate con l’origami (l’arte giapponese del piegare la carta) e tre stelle il simbolo usato per l’Istituto, di cui molti non capiscono la ragion d’essere. I cronisti in sala fanno domande su altri temi approfittando della presenza dei ministri. “Preferirremmo parlare d’altro, altrimenti la nascita dell’istituto rischia di perdersi in mezzo agli altri temi”, la risposta di De Mistura. Un cronista della stampa statunitense è perplesso. “Non vi sembra ci siano già abbastanza istituzioni?”. “E’ uno strumento in più per promuovere la pace attraverso dialogo informale e attività di mediazione”, la replica di De Mistura, impegnato più a fugare dubbi e perplessità della stampa che promuovere la “sua” creatura. L’Eip (acronimo inglese per European Instute of peace) agirà in partnership sia con l’Unione europea sia con i governi degli Stati membri, in piena autonomia da loro. “L’Eip rappresenta un modo ambizioso di far progredire le capacità dell’Ue e aumentare gli strumenti diplomatici europei”, assicura De Mistura. Parole che se intendevano sgombrare il campo da dubbi invece li alimentano. Lo strumento sembra sancire una volta di più le carenze dell’Ue in politica estera.
L’istituto diventerà pienamente operativo il prossimo anno, quando verranno assunti 20-25 professionisti ed esperti a rinforzare il team provvisorio. All’inizio del 2015 l’Istituto avrà un direttore, tre amministratori, otto consiglieri e quattro responsabili dell’ufficio amministrativo. La novità sta nel fatto che l’Eip agirà come organizzazione non govenativa. Peccato che il consiglio dei governatori sia composto da rappresentanti dei governi che hanno voluto l’organismo, e il board potrebbe estenersi fino a comprendere quindici membri. Per De Mistura l’istituto è un’iniziativa “non solo utile ma necessaria”. Certamente una scommessa.