Pasta, caffè, vino, olio extravergine d’oliva, ma anche legumi e marmellata. I prodotti tipici della tradizione italiana sbarcano nei ristoranti e nei negozi di alimentari delle Fiandre. Fin qui niente di nuovo, se non fosse che i prodotti in questione presentano il marchio Libera Terra, un’etichetta che garantisce la loro estraneità alla mafia.
L’associazione ‘Libera’, fondata nel 1995 da Don Luigi Ciotti e dall’allora magistrato Giancarlo Caselli e nata proprio per sollecitare la società civile a combattere le mafie e a promuovere la giustizia, conta oggi oltre 1.600 iscritti tra gruppi, scuole ed enti territoriali. Grazie alla legge 109 del 1996 le proprietà confiscate ai mafiosi condannati possono essere riutilizzate e redistribuite a cooperative sociali. Il frutto di quelle terre sono i prodotti agroalimentari etichettati ‘Libera Terra’ e venduti come simbolo di legalità.
La causa anti-mafia ha attratto negozi biologici, ristoratori, ma anche diversi centri culturali delle Fiandre. Il ristorante ‘Vooruit de Gand’, ad esempio, ha già firmato un contratto per il rifornimento di tre tonnellate di pasta all’anno. Dietro all’etichetta ‘Libera Terra’ si garantiscono quindi l’alta qualità del ‘made in Italy’, ma soprattutto valori importanti da esportare. La Vallonia e Bruxelles, dove i prodotti italiani sono molto popolari, potrebbero essere i prossimi ad abbracciare l’iniziativa.
Nonostante negli anni siano stati fatti enormi passi avanti nella lotta alle mafie e ai prodotti a esse collegati, continuano a verificarsi episodi da denunciare. La Coldiretti ha recentemente censito gli esempi più scandalosi di prodotti agroalimentari venduti in Europa e in giro per il mondo con nomi che richiamano episodi e simboli della criminalità organizzata. Dall’amaro ‘Il Padrino’ agli snack ‘Chilli Mafia’ passando per il ‘Caffè Mafiozzo’ e i sigari ‘Al Capone’.
Un vero e proprio business che specula su una delle piaghe più dolorose della società e che ha portato la Coldiretti a dar vita all’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare. A presiedere il Comitato Scientifico, che si occuperà di informare i consumatori, combattere le contraffazioni alimentari e smascherare i comportamenti che contrastano con la legalità, l’ex magistrato Giancarlo Caselli.