Bruxelles – La decisione del Tribunale dell’Unione Europea è arrivata: la richiesta di sospensione della revoca dell’immunità parlamentare dell’ex-presidente della Generalitat de Catalunya, Carles Puigdemont, e dei suoi ex-ministri Antoni Comín e Clara Ponsatí è stata respinta. In altre parole, è stata confermata la decisione del Parlamento Europeo dello scorso 8 marzo: per il Tribunale UE non sussistono le condizioni per sospenderla. I tre eurodeputati catalani “non sono riusciti a dimostrare la sussistenza della condizione relativa all’urgenza”, si legge nell’ordinanza, dal momento in cui “allo stato attuale, il danno grave e irreparabile da essi invocato non appare qualificabile come accertato con un sufficiente grado di probabilità”.
Lo scorso 19 maggio era stato presentato il ricorso da parte dei tre eurodeputati contro la decisione del Parlamento Europeo in sessione plenaria, nel quadro della richiesta delle autorità spagnole per dare seguito ai procedimenti penali su presunti reati di sedizione e, nel caso di Puigdemont e Comín, di appropriazione indebita di fondi pubblici. Secondo i catalani “il Parlamento UE non ha garantito la possibilità di esercitare i diritti fondamentali in qualità di rappresentanti dei cittadini dell’Unione” e “ha violato i diritti tutelati da diversi articoli della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea”.
Una settimana più tardi era stata depositata istanza di provvedimento cautelare. Al vicepresidente del Tribunale dell’UE era stato chiesto di sospendere l’esecuzione delle decisioni dell’Aula, perché “causerebbero un danno grave e irreparabile e pregiudicherebbe il diritto di svolgere le funzioni di deputati”. La revoca dell’immunità parlamentare era stata temporaneamente sospesa a inizio giugno, fino all’adozione dell’ordinanza che oggi (venerdì 30 luglio) ha posto fine alla procedura provvisoria.
Secondo il vicepresidente del Tribunale dell’UE, “l’immunità che copre i membri del Parlamento quando si recano verso il luogo di riunione rimane giuridicamente intatta”. Inoltre “non possono validamente invocare un presunto rischio di arresto”, in particolare in Francia, durante il viaggio “per partecipare o tornare da una sessione parlamentare a Strasburgo”. È proprio sulla questione del rischio che poggia l’ordinanza: “I deputati non hanno dimostrato di poter essere soggetti a un arresto imminente“, né che – in questa eventualità – “la loro consegna alle autorità spagnole e la loro successiva custodia cautelare fossero prevedibili con un grado di probabilità”.
Questo ultimo punto riguarda soprattutto il Belgio, Paese membro dove risiedono Puigdemont e Comín. Mentre per Ponsatí, che dal 2017 si è stabilita in Scozia, il vicepresidente ha sottolineato che “un arresto e una consegna da parte delle autorità del Regno Unito appare, allo stato attuale, ipotetico”. Nonostante il rigetto della domanda dei tre eurodeputati catalani, l’ordinanza specifica che “conservano la possibilità di introdurne una nuova qualora il presunto danno apparisse sufficientemente probabile“. Una precisazione che potrebbe riproporsi nel caso di arresto da parte di un’autorità di uno Stato membro UE o l’attuazione di una procedura di consegna alle autorità di Madrid.