Roma – Sulle misure di contenimento del virus e l’estensione del green Pass il governo sembra avere idee poco chiare. Neppure una campagna vaccinale avviata con innegabile successo da quando le forniture sono arrivate con continuità, è servita a rimettere sui binari giusti un percorso di uscita dalla pandemia. Forse non è un caso che sono riesplose le proteste dei no vax, di coloro che negano addirittura la pericolosità del virus e dei contrari all’estensione del green pass che in Europa è stato con tanta fatica regolato in pochi mesi (che per i tempi di Bruxelles è quasi un record).
Così, sulla scorta del governo francese, in Italia si era deciso di estendere la sua validità nei ristoranti al chiuso, cinema e teatri, palestre e piscine, fiere e grandi eventi. Sull’improvviso rimbalzo di contagi causato dalla variante Delta, si sta pure valutando anche l’obbligo vaccinale per alcune categorie come gli insegnanti.
Sarebbe l’unico modo per metter in sicurezza il Paese ma a Palazzo Chigi per tutte le attività interne e che li riguardano direttamente, pensano ancora che i vecchi sistemi come il tampone rapido siano gli unici efficaci. Capita ormai di continuo che agli eventi come le conferenze stampa del governo il green pass per accedervi non sia sufficiente.
La situazione paradossale è stata raggiunta qualche settimana fa proprio in occasione della presentazione delle nuove regole, dove i giornalisti avevano l’obbligo di esibire il tampone negativo. Come dire: “Ai cittadini stiamo chiedendo di osservare una regola che serve a restituirgli più libertà ma casa nostra questo non vale e dovete portarci un ulteriore tagliando di sicurezza (peraltro da molti scienziati non considerata tale).
Analoga avventura capita proprio questi giorni in occasione del G20 cultura dove un condizionale “potrebbe essere richiesto il tampone”, per i giornalisti, fotografi e cameramen diventa per magia un obbligo, ancora una volta con tanti saluti al green pass e a tutti quelli che ci hanno lavorato per garantire anonimato, privacy e certezze. Tutto inutile, Palazzo Chigi ha le sue regole familiari e chissà se a Bruxelles lo sanno che tanto impegno per garantire una mobilità sicura per i cittadini europei, s’infrange con un utilizzo fantasioso del green pass.
Ecco, se non fosse che di mezzo che c’è la salute del Paese e la sua ripartenza con tutte le sicurezze sanitarie utili, ci sarebbe da sorridere di tali bizzarrie. Ma forse sfugge che proprio le regole che diventano carta straccia perché qualcuno lo decide (forse un medico abilitato solo a validare carte?), la mancanza di chiarezza per i cittadini, alimenta le esitazioni, la paura dei vaccini, la protesta contro ciò che le istituzioni invitano a rispettare ma solo fuori dal loro giardino. Gli stessi tentennamenti che i Parlamento sta mostrando sulla richiesta di estendere il green pass anche per chi frequenta i palazzi della politica, certo non aiutano nella campagna di persuasione e convincimento che medici e scienziati con grande fatica portano avanti.
Ecco, dopo gli errori causati dall’inesperienza per un virus più complesso e ostico del previsto da debellare, ora con i vaccini e una gestione intelligente, possiamo contare su qualche certezza in più. Se questo fosse accompagnato dalla chiarezza del governo sulle sue decisioni, la luce in fondo al tunnel sarebbe ancora più luminosa.