Bruxelles – La base di partenza è ambiziosa, ma è chiaro che bisognerà lavorare a lungo per arrivare a un compromesso. I ministri europei dell’ambiente e dell’energia hanno avuto martedì (20 luglio) un primo scambio di idee sul pacchetto climatico ‘Fit for 55‘ presentato dalla Commissione Europea lo scorso 14 luglio e subito hanno espresso “molte riserve” sull’estensione del sistema di scambio delle quote di emissioni (sistema Ets) anche ai settori del trasporto su strada e degli edifici, per via dei costi sociali dovuti a un aumento di prezzi dei carburanti o del riscaldamento che potrebbe scaturirne. In una due-giorni informale organizzata dalla presidenza di Slovenia a Brdo pri Kranju alla presenza del vicepresidente esecutivo Frans Timmermans per scambiare opinioni sul pacchetto legislativo che servirà all’UE per tagliare del 55 per cento le emissioni di gas serra emissioni entro il 2030.
Neanche una settimana dalla presentazione, e la riforma dell’ETS e l’estensione a un secondo mercato di CO2 è destinata a diventare il nodo più difficile da sciogliere. “Per quanto riguarda l’istituzione di un regime speciale ETS per i trasporti e gli edifici, sono state espresse molte riserve”, ha confidato alla stampa Andrej Vizjak, ministro dell’ambiente della Slovenia che ha presieduto la riunione. “Penso che sarà un nodo difficile da sciogliere e all’inizio la Commissione avrà un bel po’ di spiegazioni da fare, ma sono sicuro che alla fine arriveremo a un compromesso”, ha affermato.
Vizjak non ha precisato da quali Paesi provenissero le riserve, ma ha parlato di scetticismo diffuso sui piani della Commissione. Già diversi ministri europei hanno espresso pubblicamente le loro preoccupazioni. “Estendere l’ETS agli edifici e ai trasporti è controproducente. Il prezzo elevato creerà disagio sociale non necessario in un’UE in cui il potere d’acquisto differisce ampiamente tra gli Stati membri. Il prezzo basso non riuscirà a fornire la necessaria riduzione delle emissioni”, ha affermato Claude Turmes, ministro dell’Energia del Lussemburgo. Secondo il ministro sloveno, diversi stati membri hanno sottolineato la necessità “di una discussione più approfondita” sulla questione, tenendo conto dei punti di partenza diversi tra gli Stati. Molto probabile che a dirsi contrari siano stati anche i Paesi dell’Est Europa, più reticenti sulle questioni climatiche.
Ma in effetti le riserve del Consiglio sono comuni a quelle espresse a più riprese dal Parlamento europeo, che teme ricadute sociali e l’aggravarsi della condizione di povertà energetica. Sono in tanti a sollevare il paragone con il movimento dei gilet gialli francesi che a partire dal 2018 occuparono le strade di centinaia di città francesi per protestare contro le nuove tasse imposte da Macron che avrebbero fatto aumentare il prezzo del gasolio e della benzina. Anche il presidente francese le aveva previste all’interno di un più ampio piano a tutela dell’ambiente per incentivare il passaggio ad auto ibride o elettriche.
A queste preoccupazioni la Commissione risponde con un Fondo sociale dedicato solo a questa transizione, da finanziare proprio attraverso il 25 per cento delle entrate di questo nuovo Ets per sette anni (2025-2032). “Possiamo usare queste risorse per sostenere chi non può permettersi di fare questa transizione”, ha ricordato Frans Timmermans alle telecamere. Il vicepresidente per il Green Deal non ha partecipato alla conferenza stampa finale, pur essendo in programma la sua partecipazione. Secondo la Commissione è fondamentale un secondo Ets per coprire i due settori – edifici e trasporti – che ne erano esclusi ma che contribuiscono con oltre il 30 per cento delle emissioni alla quota complessiva delle emissioni dell’Ue. “Dobbiamo assicurarci che il conto non salga, anche se il prezzo dell’energia potrebbe diventare leggermente più alto” si può intervenire “riducendo il consumo di energia, aiutando le persone a investire nella ristrutturazione delle proprie case, nell’ottenere auto che consumano meno energia”. Tutto questo attraverso i 72,2 miliardi di euro del fondo speciale sociale.
Timmermans ha presentato il pacchetto climatico ai ministri dell’ambiente ed energia per la prima volta. Il lavoro è lungo e si preannuncia ricco di ostacoli da superare, se ne riparlerà poi da settembre. Probabilmente la linea della presidenza di Lubiana sarà quella di “dividere” il pacchetto in dossier e lavorarci singolarmente, con i vari ministri competenti riuniti a livello di Consiglio. E in autunno, come richiesto da diversi Stati membri, si parlerà di come affrontare le valutazioni di impatto per i vari settori colpiti da questo tsunami legislativo.