Bruxelles – C’è una sorta di ironia celata nel via libera dato dalle più grandi potenze economiche del mondo alla tassa minima globale proprio nella città del Mercante di Venezia. Là dove alla fine del Cinquecento William Shakespeare ambientava l’opera teatrale incentrata su tassi di interesse, usura e accumulazioni di ricchezza, più di quattro secoli dopo i ministri delle Finanze e i governatori della Banche centrali del Gruppo dei Venti hanno trovato un accordo sulla proposta di tassazione minima del 15 per cento alle multinazionali in ogni settore.
Venezia chiama, Bruxelles risponde: a distanza di due giorni dal vertice ministeriale del G20, il gabinetto von der Leyen ha fatto sapere che metterà in stallo la proposta di tassazione digitale UE (prevista inizialmente entro fine giugno), per “concentrarsi sullo sforzo comune” chiesto dal G20, che “richiede un impegno e una spinta da parte di tutti gli attori coinvolti”. L’annuncio del portavoce dell’esecutivo UE per i Servizi bancari e finanziari, fiscalità e dogane, Daniel Ferrie, è arrivato oggi (lunedì 12 luglio) durante il punto quotidiano con la stampa europea: “L’accordo per un sistema mondiale di tassazione più equo che si rivolge alle sfide poste dalla digitalizzazione dell’economia è un risultato straordinario”.
La conferma, in tarda serata, è arrivata anche dalla vicepresidente della Commissione UE per il Digitale e commissaria per la concorrenza, Margrethe Vestager: “Se realizzato, ciò che abbiamo raggiunto con l’accordo sulla tassazione delle società è una grande cosa!”, ha commentato su Twitter. Dal momento in cui questo lavoro “merita il nostro pieno impegno“, l’esecutivo UE ha deciso di “posticipare la nostra tassa digitale”. L’appuntamento è fissato: “Ci ritorneremo a ottobre”.
If realised, what we have reached with the @OECD agreement on corporate taxation is big! It deserves our full commitment. So we have decided to postpone our #DigitalLevy. We will come back in October.
— Margrethe Vestager (@vestager) July 12, 2021
Grande entusiasmo anche da parte del commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, che a margine dell’incontro di Venezia di sabato scorso (10 luglio) aveva parlato di un “accordo globale senza precedenti“. Un “passo coraggioso che pochi avrebbero pensato possibile solo pochi mesi fa”, ma anche una “vittoria per l’equità fiscale, per la giustizia sociale e per il sistema multilaterale”. Il commissario si era detto “ottimista” sul fatto che questa “decisione cruciale” sarà sposata da tutti gli Stati membri dell’UE (Irlanda, Estonia e Ungheria non si sono ancora pronunciate a favore).
Orgoglioso di partecipare a una giornata storica. Accordo per una riforma della tassazione globale. #G20 a presidenza italiana #Venezia pic.twitter.com/Kx4Qxx10FT
— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) July 10, 2021
Nel gabinetto guidato da Ursula von der Leyen si punta tutto su un accordo a livello OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), che solo 10 giorni fa aveva annunciato l’intesa tra 132 Paesi sulla materia. È atteso nei prossimi mesi il lavoro a ritmi serrati sui dettagli tecnici, con l’obiettivo di avere già in mano una versione da far firmare al prossimo G20 dei capi di Stato e di governo, in programma a Roma il prossimo 30-31 ottobre. La volontà condivisa rimane quella di tassare i giganti dell’economia mondiale – incluse le Big Tech come Apple, Microsoft, Google e Facebook – mettendo fine alle prassi di tassazione nazionale agevolata per attrarre i loro investimenti.
La decisione dell’esecutivo UE si scontra però con le ripetute richieste del Parlamento Europeo di avere già nel cassetto una proposta che assicuri l’autonomia europea, nell’eventualità di uno slittamento dell’accordo globale. Dopo essersi detta d’accordo con gli eurodeputati, la Commissione Europea ha cambiato rotta, presumibilmente rassicurata dalla determinazione vista a Venezia. Ma, riadattando una celebre battuta dell’opera del Bardo, l’Unione Europea è un palcoscenico sul quale ciascuno recita la propria parte. Anche quando si tratta di imporre un sistema di tassazione comune ed equo nei confronti delle Big Tech.