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    Home » Agrifood » Vini senza alcol, Bruxelles promette una “rigida regolamentazione” per non danneggiare il settore

    Vini senza alcol, Bruxelles promette una “rigida regolamentazione” per non danneggiare il settore

    Condizioni tecniche per la de-alcolizzazione "molto rigorose" saranno stabilite nei prossimi mesi in atti delegati o atti di esecuzione, per evitare che questa opportunità commerciale "danneggi la reputazione del vino europeo". L'esecutivo europeo conferma che l'accordo sulla nuova PAC non permette l'aggiunta di acqua durante il processo di de-alcolizzazione

    Fabiana Luca</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@fabiana_luca" target="_blank">@fabiana_luca</a> di Fabiana Luca @fabiana_luca
    8 Luglio 2021
    in Agrifood

    Bruxelles – Creare nuove opportunità commerciali per i produttori europei di vino. E’ il motivo per cui nei negoziati sulla futura PAC (2023-2027) Parlamento e Consiglio hanno aperto a due nuove categorie di vini a minore gradazione alcolica, totalmente de-alcolati o parzialmente de-alcolati nel caso dei vini con marchio di qualità (DOP e IGP). Ma si tratterà di un mercato alternativo, che non andrà a toccare quello del vino tradizionale (di cui però condivide il nome) e sarà ben regolamentato per evitare che “questa possibilità danneggi la reputazione del vino europeo”. Ad assicurarlo è una fonte della Commissione Europea, in uno scambio di vedute con la stampa che si è tenuto mercoledì 7 luglio sull‘accordo politico raggiunto tra Consiglio e Parlamento sulla nuova Politica agricola comune.

    L’accordo politico sarà seguito da un lavoro tecnico per la traduzione giuridica dei tre regolamenti della nuova PAC, che vale 387 miliardi di euro: i piani strategici, il cosiddetto regolamento orizzontale (che riguarda il controllo, il finanziamento e la gestione delle risorse) e, infine, sull’organizzazione comune di mercato. E’ quest’ultimo regolamento che autorizza la dealcolizzazione totale o parziale dei vini con marchio di qualità. In merito molto si è detto e scritto anche in Italia, dove la discussione è diventata polemica per chiedere questi prodotti non siano chiamati “vino” (per non danneggiarne la reputazione) e di non includere nella pratica della dealcolizzazione i vini a denominazione d’origine.

    Da parte di Bruxelles non c’è conflitto, l’apertura è una opportunità per un mercato che sta crescendo: un po’ per esplorare i mercati di Paesi dove si consumano solo bevande analcoliche, come i Paesi arabo-islamici, un po’ per andare incontro a chi non può (ad esempio per ragioni di salute) assumere alcol. Ad ogni modo, è una scelta del consumatore comprarlo e berlo. Nei prossimi mesi seguirà una definizione dei vari requisiti tecnici “molto rigorosi” attraverso nuovi atti delegati o atti di esecuzione per regolamentare il processo di dealcolizzazione. Ovvero le condizioni che si applicheranno a questa nuova nicchia di mercato, perché il processo di rimozione dell’alcol dal vino potrebbe necessitare di una compensazione con altra tipologia di liquido “altrimenti il sapore risulta sgradevole”, spiega l’Esecutivo. Per l’Italia è totalmente inaccettabile che si pensi di aggiungere alla miscela dell’acqua, ma per il momento sembra che sul tavolo della Commissione non ci sia l’ipotesi.

    Janusz Wojciechowski

    “La proposta non contiene alcun riferimento all’aggiunta di acqua”, precisa il commissario per l’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, nella risposta a un’interrogazione presentata dal presidente della Commissione Affari Costituzionali del Parlamento europeo Antonio Tajani (Forza Italia/PPE). Il commissario polacco ricorda inoltre che il potenziale “sviluppo dei vini de-alcolati rappresenta un’importante opportunità di mercato per il settore vitivinicolo dell’UE. La domanda dei consumatori di prodotti vitivinicoli con un tenore alcolometrico inferiore è aumentata notevolmente negli ultimi anni”, si legge. Secondo il compromesso raggiunto tra Istituzioni, i vini de-alcolati e parzialmente de-alcolati saranno comunque considerati prodotti vitivinicoli e avranno una propria etichettatura specifica. “L’accordo provvisorio non permette l’aggiunta di acqua durante il processo di de-alcolizzazione”, chiude Wojciechowski. Se non acqua, andrà chiarito cosa andrà a compensare l’assenza di alcol nel vino.

    Le rassicurazioni del commissario polacco non sono sufficienti a placare gli animi di Coldiretti, in prima linea contro quanto stabilito a Bruxelles. La principale associazione italiana di rappresentanza agricola commenta in una nota che “l’introduzione della dealcolazione parziale e totale come nuove pratiche enologiche, rappresenta un grosso rischio e un precedente pericolosissimo perché permette di chiamare ancora vino un prodotto in cui sono state del tutto compromesse le caratteristiche di naturalità per effetto di trattamento invasivo che interviene nel secolare processo di trasformazione dell’uva in mosto e quindi in vino”.

    Tags: antonio tajanicommissione europeaJanusz Wojciechovskipacpolitica agricola comunevini senza alcol

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