Bruxelles – Ripresa, resilienza e autonomia strategica, ma anche stato di diritto, valori e vicinato. Quello appena iniziato sarà un semestre caratterizzato dalla ripresa economica e dedicato sfide future dell’Unione Europea ma rischia di concretizzarsi anche in un contrasto della presidenza di Slovenia tanto con il Parlamento europeo quanto con la Commissione dell’UE. Il primo ministro sloveno Janez Janša ha presentato oggi (6 luglio) di fronte all’Eurocamera le priorità della presidenza di turno del Consiglio UE che da luglio a dicembre sarà nelle mani Lubiana per la seconda volta dall’adesione del Paese all’UE, la prima risale al 2008. Le priorità sono già ampiamente note, ma per Jansa quello di oggi è il primo faccia a faccia con l’Eurocamera con cui – in quanto co-legislatori – bisognerà collaborare per portare a casa i risultati, in primis sull’attuazione del fondo europeo di ripresa.
Ha esordito ricordando che per la Slovenia, far parte dell’UE è un ritorno alla “famiglia, che è legata ai valori dei diritti umani, della democrazia e delle libertà”, di cui era privata dal comunismo sovietico. E insiste nel fissare pluralismo e libertà dei media e stato di diritto tra i temi su cui la presidenza avrà un occhio di riguardo. “Il rispetto dei diritti fondamentali basato su criteri uguali per tutti è fondamentale, se parliamo di stato di diritto. Così come la qualità della magistratura, occorre avere sistemi giudiziari indipendenti per decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato, senza decisioni politiche, la qualità della magistratura deve essere basata su un sistema indipendente e non discriminatorio”. Le parole sull’indipendenza della magistratura non sono casuali, solo giovedì scorso durante l’evento di inaugurazione della presidenza a Lubiana si è creato attrito con il vicepresidente socialista della Commissione europea Frans Timmermans dopo che Janša ha accusato i suoi oppositori nazionali (socialisti) di politicizzare la magistratura slovena. Jansa guida il partito democratico sloveno (SDS – destra radicale nazionalista) che aderisce al Partito popolare europeo.
Fissa tra le priorità del prossimo semestre dare “più attenzione al pluralismo dei media, contrasteremo le fake news e i monopoli mediatici che esistono qui e lì”. Note che già suonano stonate, perché Lubiana è da mesi sotto la lente di Bruxelles per gli attacchi ai giornalisti critici nei confronti del governo e fino a metà giugno il Paese è stato coinvolto in una missione del Meccanismo europeo di risposta rapida per la violazione della libertà di stampa e dei media. Di fronte all’Aula di Strasburgo, insiste ancora sul contrasto ad autoritarismi perché “alcune democrazie ancora non hanno attuato questi temi nella pratica. Penso possano esserci fraintendimenti tra gli Stati membri quando parliamo di stato di diritto”.
L’Aula chiede garanzie sullo stato di diritto
Ma alla maggioranza del Parlamento europeo le parole di Jansa non suonano rassicuranti, e soprattutto nell’ala di centro sinistra l’accoglienza è fredda. Si dicono disposti a collaborare con la presidenza nei prossimi sei mesi ma cercano rassicurazioni sul fatto che nell’attuazione del fondo economico di ripresa, il Next Generation EU, ci sia davvero l’attenzione al rispetto dello stato di diritto. Ad esempio sulla nomina di un procuratore delegato dell’EPPO, la procura europea entrata in funzione dal primo giugno per vigilare sul bilancio comunitario e fondo di ripresa, perché i fondi europei siano spesi in maniera opportuna e nel rispetto dello stato di diritto. La prima procura europea è partita ma senza il delegato procuratore di Lubiana, e non è bel segnale aver iniziato la presidenza del Consiglio senza questa nomina. L’Europarlamento, almeno una parte, dice che osserverà da vicino lo stato di diritto e si fa carico di “monitorare” la condizione della libertà dei media del Paese.
“Tutela dello stato di diritto è fondamentale e la pluralità dei media è indispensabile in democrazia”, ricorda la capogruppo S&D, Iratxe Garcia Perez, augurando la buona riuscita di questo semestre di presidenza. “Dobbiamo garantire un buon uso dei fondi europei”, dice ricordando che la Slovenia dovrebbe impegnarsi a nominare il procuratore delegato. “Lei fa parte di un club molto ristretto e sinistro di leader europei che non rispettano lo stato di diritto”, dice senza mezzi termini Malik Azmani, vicepresidente dei liberali di Renew Europe. “Ci saremmo aspettati dalla Slovenia l’annuncio della nomina del procuratore delegato per l’EPPO così da dare un segnale importante nella difesa degli interessi finanziari dell’Unione”, fa eco anche Tiziana Beghin, capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento.
L’UE versa in una condizione di “degrado dello stato di diritto, la nuova presidenza dovrà affrontarlo”, avverte anche la co-presidente dei Verdi europei, Ska Keller. “Ci chiediamo quanto la nuova presidenza sia pronta ad affrontare queste sfide. Non c’è solo carenza di ambizioni, ma sullo stato di diritto lei guarda alle democrazie illiberali”, accusa. Come spesso accade, l’Aula è divisa e a “prendere le parti” di Jansa è l’ala più nazionalista e di destra dell’Emiciclo, fatta di Identità e democrazia (di cui fa parte la Lega al Parlamento europeo) e i conservatori di ECR. A prendere le difese di Jansa c’è anche la destra italiana. “Nessuno può dare consigli di democrazia qui al Parlamento europeo”, ha esordito Marco Zanni, presidente di ID in quota Lega. Consiglia Jansa di non dare “retta agli attacchi strumentali: in un Parlamento Europeo che nega rappresentanza istituzionale alle minoranze e fa un cordone sanitario a chi ha idee diverse, nessuno può dare lezioni di democrazia. Il semestre di presidenza sia occasione per trattare temi importanti”. Anche Raffaele Fitto, eurodeputato di Fratelli d’Italia tra i conservatori di ECR, definisce “strumentale” la polemica sulla nomina del procuratore delegato dell’EPPO e definendo l’atteggiamento di Jansa “eurorealistico”.
“Non possiamo però non ricordarci di quando solo meno di un anno fa, insieme a Polonia e Ungheria, lei presidente Jansa si opponeva all’introduzione della condizionalità dello stato di diritto per il bilancio dell’Unione”, ha detto in Aula Simona Bonafé, del PD, aggiungendo che “allora vorremmo sapere da lei se la sua presidenza ha davvero intenzione, come lei ha detto, di porre lo stato di diritto in cima all’agenda politica e se lei oggi ha ancora intenzione di seguire Ungheria e Polonia nella cosiddetta carta dei valori sovranisti o se pensa di costruire anche per i suoi cittadini un’Europa più integrata, più unita, più solida e solidale”.
Al dibattito in Aula è tesa anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der leyen, e non è casuale che abbia ricordato che entro la fine del mese la Commissione presenterà la sua relazione annuale sullo stato di diritto, la seconda da quando la Commissione ha deciso di introdurre questo meccanismo di monitoraggio preventivo del rispetto dello stato di diritto. E domani, discutendo delle conclusioni dell’ultimo Consiglio Europeo con il Parlamento, si parlerà di come “difendere i nostri valori europei”. “Lavoreremo con la presidenza slovena del Consiglio dell’Unione europea, nonostante le nostre differenze, per fornire risultati”, ha detto. “Ma il modo in cui usciamo dalla crisi è legato alla questione della fiducia. Anche i contribuenti dell’Ue si preoccupano, poiché alla fine finanziano la nostra ripresa. Quindi invito la Slovenia a continuare l’importante lavoro sui fascicoli sullo stato di diritto”.
Parlando in conferenza stampa al termine del dibattito in Aula, il premier sloveno si è affrettato a promettere che entro la fine della sua presidenza Lubiana nominerà i procuratori delegati che mancano all’appello.
Allargamento come risposta strategica dell’UE
Buona l’accoglienza per quanto riguarda l’intenzione di Lubiana di dare un nuovo impulso al processo di adesione del Balcani Occidentali nell’Unione europea, che per Jansa è strettamente legato al tema dell’immigrazione su cui “dovremmo distinguere tra flussi regolari e irregolari”. La presidenza slovena ha fissato summit sui Balcani occidentali per il 6 ottobre, per rilanciare il processo di adesione almeno per quanto riguarda Macedonia del Nord e Albania. “Riteniamo che sia ora che l’ UE diventi più strategicamente orientata in termini di azione, soprattutto nelle immediate vicinanze”, ha detto durante l’intervento, sottolineando che i Balcani occidentali sono di importanza strategica per l’Unione.