Bruxelles – Luce verde dal Parlamento europeo alla Legge clima europea, che per la prima volta nel Continente renderà giuridicamente vincolanti gli obiettivi climatici dell’UE: quelli a medio termine (riduzione delle emissioni del 55 per cento entro il 2030, rispetto ai livelli 1990) e a lungo termine (zero emissioni nette nel 2050). La legge è stata approvata dalla mini plenaria in corso a Bruxelles (23-24 giugno) con 442 voti a favore, 203 contrari e 51 astenuti dopo che i negoziatori del Parlamento e del Consiglio hanno trovato un compromesso politico lo scorso 21 aprile. L’approvazione è netta ma neanche tanto, e restituisce l’immagine di un’Aula molto divisa sulla questione: conservatori, liberali e socialdemocratici aprono la strada alla prima legge europea sul clima, mentre i Verdi, la Sinistra (ex GUE) e la destra di Identità e Democrazia la reputano poco ambiziosa.
“Ottenere questo accordo è stato difficile. Ma sono contenta di quello che abbiamo raggiunto”, ha detto nel corso del dibattito in Aula, Jytte Guteland, eurodeputata dei Socialisti&Democratici, una dei negoziatori della Legge per il Parlamento. “Non è un segreto che volevo di più, più ambizione per il clima, ma posso assicurarvi che non ho lasciato nulla di intentato nell’ottenere la migliore legge possibile. Coloro che votano contro non votano per maggiori ambizioni: votano a favore delle vecchie politiche climatiche”.
I principi della legge
Neutralità climatica entro il 2050 da raggiungere collettivamente da tutta l’UE e riduzione delle emissioni del 55 per cento entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990) sono i due principi cardine della Legge. Considerata la rimozione “naturale” delle emissioni di CO2 dovuta all’assorbimento del suolo, all’agricoltura e silvicoltura (le foreste), l’obiettivo dell’UE per il 2030 si traduce in una riduzione reale delle emissioni del 52,8 per cento, con la promessa della Commissione Europea (non scritta nell’accordo) di portare nei prossimi anni l’obiettivo netto al 57 per cento.
L’accordo prevede l’istituzione di un Comitato consultivo scientifico europeo sui cambiamenti climatici – su richiesta del Parlamento – composto da 15 esperti scientifici che fornirà consulenza scientifica e relazioni sulle misure messe in campo dall’UE. Sarà fissato, inoltre, a Bruxelles un nuovo obiettivo climatico intermedio per il 2040 (da fissare nei prossimi anni) e un bilancio indicativo previsto per i gas a effetto serra dell’Unione per il periodo 2030-2050, ovvero quante emissioni nette di gas a effetto serra possono essere emesse in quell’arco temporale senza mettere a rischio gli impegni dell’Unione. Dopo il 2050, si parla di emissioni negative: ovvero non potranno più esserci nuove emissioni, ma rimarranno quelle già presenti. L’accordo prevede inoltre di lavorare a tabelle di marcia per i vari settori dell’economia, per capire come aiutarli a ridurre le emissioni.
“Scarsa ambizione”
La Legge ha portata storica, ma non piace a tutti. Le trattative con il Consiglio dell’UE non sono state semplici, la posizione iniziale del Parlamento europeo chiedeva una riduzione delle emissioni del 60 per cento entro il 2030 per arrivare alla neutralità al 2050. La posizione non è passata e a schierarsi contro la ratifica dell’accordo politico oggi sono i membri del gruppo ecologista dei Verdi europei, dietro Michael Bloss, uno dei negoziatori del testo durante i triloghi, i negoziati tra le istituzioni UE. La legge per Bloss – che ha tenuto un briefing con la stampa alla vigilia del voto – è “annacquata dalla lobby dei combustibili fossili e dai governi dell’UE, incompatibile con la scienza e l’accordo sul clima di Parigi”.
“Oggi in plenaria io e i miei colleghi dei Greens/EFA abbiamo votato convintamente contro il compromesso sulla legge europea sul clima”, fa eco l’eurodeputata di Europa Verde, Eleonora Evi. “La proposta non tiene conto dei ripetuti solleciti della comunità scientifica, che ha più volte ribadito come una riduzione delle emissioni al 55 per cento non sia sufficiente a contenere l’aumento delle temperature secondo quanto stabilito dagli Accordi di Parigi”. Puntualizza sul fatto che la riduzione delle emissioni al 55 per cento “è solo apparente, perché frutto di inammissibili trucchetti contabili che nel calcolo includono anche le emissioni assorbite dal suolo e dalle foreste, cosicché la percentuale reale è solo del 52,8%”.
“Siamo tutti a favore di un impegno per la tutela dell’ambiente, ma la legge sul clima Ue è uno spot finto ambientalista che rischia di penalizzare l’Europa, un ecologismo di facciata che si basa su tasse verdi ed etiche, che porterà alla deindustrializzazione e alla scomparsa di filiere produttive a favore di quelle extraeuropee, a danni sociali per i lavoratori e maggiori costi per i consumatori”, ha detto nel dibattito in plenaria Silvia Sardone, eurodeputata della Lega (gruppo Identità e Democrazia), anticipando il “no a una propaganda che porta avanti un modello in cui l’uomo è una minaccia per l’ambiente, non una risorsa per proteggerlo e a una decrescita che prevede tasse su plastica, zuccheri, combustibili colpendo i cittadini su cui ricadranno i costi”.
Fit for 55
La Legge climatica – fissando il nuovo obiettivo al 2030 – apre la strada al pacchetto legislativo sul clima “fit-for-55″, che la Commissione Europea presenterà il 14 luglio, e che servirà a modificare una buona parte dell’attuale legislazione europea in materia di energia. Le proposte includeranno tra le altre cose nuovi standard di CO2 delle auto, un nuovo meccanismo di adeguamento del carbonio (la cosiddetta tassa sul carbonio alle frontiere), oltre che nuovi obiettivi per l’energia rinnovabile. “Anche con una legge sul clima, che penso sia una decisione storica, l’unica vera misura del nostro successo sarà se saremo in grado di cambiare le politiche”, ha ricordato il vicepresidente esecutivo per il Green Deal, Frans Timmermans, intervenendo al dibattito in plenaria. “Il 14 luglio tutte queste misure dovranno poi tradursi anche in cambiamenti. Alcuni di questi cambiamenti non piaceranno ad alcuni Stati membri o ad alcune parti del Parlamento europeo, ma lo dobbiamo ai nostri figli e nipoti”, ha aggiunto.
Gli Stati dovrebbero adottare in via definitiva al Consiglio dei ministri dell’UE il 28 giugno. E’ molto probabile che ci sarà solo l’astensione della Bulgaria, che si è astenuta al momento dell’adozione della posizione del Consiglio. Il testo entrerà in vigore dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.