Bruxelles – Quasi mai i dati freddi, da soli, spiegano le dinamiche umane, le scelte politiche e le motivazioni che si nascondono dietro determinate tendenze statistiche. Ma d’altra parte, i dati hanno il pregio di tratteggiare la realtà per com’è, su cui poter strutturare ragionamenti organici. Fare questa precisazione prima di presentare l’ultimo quadro Eurostat sulle richieste di asilo nell’Unione Europea è necessario, se non inevitabile, dal momento in cui la migrazione e la gestione delle frontiere esterne dell’UE sono uno dei temi più delicati a Bruxelles e in tutte le capitali dei ventisette Paesi membri.
In vista della Giornata mondiale del rifugiato – indetta dalle Nazioni Unite nel 2001 e celebrata ogni anno il 20 giugno – l’Ufficio statistico dell’UE ha pubblicato i dati del 2020 riguardanti il numero di richiedenti asilo e le decisioni sulle domande di protezione internazionale adottate dai Ventisette. Si tratta di 471.300 richiedenti asilo, di cui 416.600 hanno fatto richiesta per la prima volta (pari all’88,4 per cento).
Rispetto all’anno precedente, stiamo parlando di una diminuzione del 32,6 per cento (227.500 persone), che segna anche il livello più basso dal 2013 (allora erano state registrate 400.500 domande). Il trend, in crescita dal 2008, ha raggiunto il suo picco nel 2015-2016 (tra 1,2 e 1,3 milioni), prima di iniziare la curva discendente nel 2017 (-44,5 per cento rispetto a un anno prima). Tra i fattori identificati da Eurostat come più immediati per la diminuzione di richieste di protezione internazionale per motivi di razza, religione, nazionalità o appartenenza a un determinato gruppo socio-politico, compaiono le restrizioni alla circolazione e di frontiera per la pandemia COVID-19 e l’applicazione di alcune misure amministrative, come la chiusura temporanea delle autorità per l’asilo e la sospensione dei colloqui.
Per quanto riguarda i Paesi UE dove sono state presentate e registrate le domande di asilo, la Germania ha raccolto quasi un quarto di tutte le richieste da parte dei migranti (102.500, pari al 24,6 per cento). Seguono la Spagna con 86.400 domande, Francia (81.800) e Grecia (37.900). Al quinto posto l’Italia, che nel 2020 ha registrato 21.200 richieste di asilo, pari a 5 su 100 del totale. Tra i Paesi con più di 10 mila domande registrate, è diminuito ovunque il numero di persone migranti che hanno fatto richiesta per la prima volta alla protezione internazionale: in Italia il calo è stato pari al 39,4 per cento, ovvero 13.800 soggetti in meno, mentre l’Austria è stata l’unica eccezione, con un aumento di 1.900 domande.
Ma oltre al numero di richieste di asilo in calo sul territorio comunitario, va considerata un’altra questione: quella dell’esito delle decisioni sulla protezione internazionale o sussidiaria (status riconosciuto a chi non ha i requisiti da rifugiato, ma che andrebbe incontro al rischio di subire un danno grave se tornasse nel Paese d’origine). Nel 2020, solo due richieste su cinque sono state accolte dalle decisioni di primo grado nei Paesi UE (il 40,7 per cento). In termini assoluti, 106.200 persone hanno ottenuto lo status di rifugiato, 50.300 la protezione sussidiaria e 55.400 l’autorizzazione a soggiornare per motivi umanitari (211.900 in tutto).
Tra i Ventisette, le quote più elevate di decisioni positive di primo grado sono state registrate in Irlanda (74,0 per cento), seguita da Austria (65,1), Lussemburgo (64,3), Paesi Bassi (63,5) e Grecia (55,3). Italia sotto la media europea, con sette richieste su dieci respinte (71 per cento). Fanalini di coda, Lettonia, Polonia, Croazia e Repubblica Ceca, tutti compresi tra il 10,8 e il 19,5 per cento di domande accolte nel 2020. Tuttavia, non va dimenticato che sono ancora 765.700 le richieste rimaste in sospeso alla fine dello scorso anno in tutta l’Unione Europea.
Per quanto riguarda le persone che hanno presentato domanda di protezione internazionale, il principale Paese di provenienza anche nel 2020 è stato la Siria (lo è dal 2013), con il 15,2 per cento sul totale dei richiedenti asilo. Ma per la prima volta si è registrato un calo nelle richieste da parte dei siriani, scese da 74.900 nel 2019 a 63.500 lo scorso anno. Seguono a ruota gli afghani (10,6 per cento), i venezuelani (7,3) e i colombiani (7 per cento).
Più di tre richiedenti asilo su dieci sono uomini (63,8 per cento), ma la percentuale cresce sensibilmente nelle fasce d’età 14-17 (71,7 per cento) e 18-34 (71,8 per cento). Dati da non sottostimare, dal momento in cui oltre tre quarti delle persone migranti arrivate alle frontiere dell’UE avevano meno di 35 anni (78,7 per cento).
Ultima rilevazione in merito all’anagrafica dei richiedenti asilo riguarda la quota di minori non accompagnati: uno su dieci (9,6 per cento) era privo di accompagnamento da parte di un adulto responsabile prima o dopo aver fatto ingresso nel territorio di uno Stato membro UE. Lo scorso anno sono state 13.600 le richieste di protezione internazionale da parte di minori non accompagnati .