Bruxelles – Un impegno a dimezzare collettivamente le emissioni di gas serra entro il 2030 e porre fine quanto prima ai sussidi per i combustibili fossili. Si chiude con questa promessa e con un comunicato di 25 pagine il vertice di tre giorni (11-13 giugno) del G7 in Cornovaglia a Carbis Bay (Regno Unito), il primo di Joe Biden alla guida della Casa Bianca e anche di Mario Draghi come primo ministro italiano. Una riunione delle sette più grandi economie ( ) che fa da premessa alla Conferenza delle Nazioni Unite sul clima di Glasgow (la COP26) che si terrà a novembre, sempre ospitata dal Regno Unito, che servirà a finalizzare un impegno condiviso sul contrasto al cambiamento climatico, aggiornando gli impegni dell’accordo di Parigi sul clima del 2015.
A Carbis Bay i sette leader G7 confermano l’impegno a ridurre del 50 per cento le emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2030, a circoscrivere il riscaldamento globale entro i 1,5 °C, ma soprattutto a porre fine ai sussidi per i combustibili fossili entro il 2025. L’impegno prevede anche di proteggere e ripristinare il 30 per cento del mondo naturale entro la fine di questo decennio. Critiche da diverse ONG ambientaliste, come Greenpeace, secondo cui la promessa manca di un impegno concreto in termini di finanziamenti. C’è solo un vago riferimento al fatto di dover rafforzare la finanza climatica entro il 2025. L’unico impegno concreto che si trova nella dichiarazione è quello a mobilitare congiuntamente 100 miliardi di dollari all’anno da “fonti pubbliche e private” per finanziare la transizione energetica dei Paesi in via di sviluppo, fino al 2025. “Ci impegniamo ad aumentare e migliorare il nostro contributo complessivo ai finanziamenti pubblici internazionali per il clima durante questo periodo e invitiamo altri paesi sviluppati a unirsi e rafforzare il loro contributo a questo sforzo”, si legge nella dichiarazione. Conclusosi il vertice, il Canada ha dichiarato che raddoppierà i suoi impegni di finanziamento per il clima a 5,3 miliardi di dollari canadesi nei prossimi cinque anni e anche la Germania è decisa ad aumentare di 2 miliardi i finanziamenti entro il 2025.
Non solo impegni per il clima. La lotta globale alla pandemia è stata centrale nella riunione e i paesi del G7 si sono impegnati a donare nel complesso un miliardo di dosi di vaccini contro il Coronavirus ai paesi più poveri, a basso e medio reddito. Ma soprattutto Biden ha dettato la linea per un rafforzamento dell’alleanza con le democrazie del G7 in chiave anti-Cina. Nella dichiarazione congiunta i leader del G7 hanno criticato la Cina per la violazione dei diritti umani contro le minoranze nella regione dello Xinjiang, gli uiguri, e contro gli attivisti per la democrazia a Hong Kong. Poche ore dopo la pubblicazione del comunicato finale, è arrivata la replica di Pechino con una nota dell’ambasciata cinese nel Regno Unito che ha respinto le accuse accusando a sua volta il G7 di “manipolazione politica”. Inoltre, come avevamo scritto, i leader chiedono all’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) un’indagine trasparente sull’origine del Coronavirus, persuasi dall’idea che il virus possa essere sfuggito da un laboratorio cinese di Wuhan, dove è stato osservato il primo focolaio. Anche qui è arrivata pronta la risposta della Cina, secondo cui il lavoro dovrebbe essere svolto in “modo scientifico, obiettivo ed equo”, senza dare il consenso a una nuova indagine che potrebbe invece essere politicizzata.