L’effetto Sassonia-Anhalt ha funzionato: la CDU sembra ora destinata a reggere meglio anche sul piano nazionale. I sondaggi non indicano certo che i cristiano-democratici siano tornati al 35% dello scorso gennaio, ma il tentativo di sorpasso da parte dei Verdi sembra respinto. Il voto nel Land orientale dello scorso 6 giugno potrebbe essere sorprendentemente utile alla stabilizzazione della candidatura a Cancelliere di Armin Laschet. Se in Sassonia-Anhalt le cose fossero andate diversamente, ad esempio con una vittoria solo di misura dei cristiano-democratici o con un eclatante sorpasso da parte della destra radicale AfD-Alternative für Deutschland, ora Laschet si troverebbe in enorme difficoltà. A salvarlo, invece, è arrivato Reiner Haseloff, Ministro-Presidente già in carica a Magdeburgo dal 2011. Questa volta Haseloff e la sua CDU locale si sono imposti con un inaspettato 37,1% dei voti (+7,4 punti% rispetto al 2016). Ampiamente staccata AfD, al secondo posto con il 20,8% (-3,4 punti% rispetto al 2016). In confronto al 2016, la CDU ha anche strappato ad AfD tutti i Direktmandate eccetto uno (cioè i posti parlamentari a elezione diretta delle varie circoscrizioni). L’ultimo test elettorale prima delle elezioni nazionali del 26 settembre è così diventato un booster per i cristiano-democratici. A completare il quadro si aggiunge la débâcle in Sassonia-Anhalt dei Verdi, che hanno raccolto solo il 5,9% (seppur con +0,8 punti% rispetto al 2016). La debolezza dei Grünen nell’Ostdeutschland è da sempre endemica, ma questa volta i Verdi volevano dimostrare di essere diventati davvero Volkspartei nazionale. Il piano, però, non è riuscito.
L’abile posizionamento della CDU come forza anti-AfD
Reiner Haseloff è stato rieletto in Sassonia-Anhalt grazie al consenso personale che ha raccolto come Ministro-Presidente negli ultimi 10 anni. Il meccanismo non è stato molto differente dalla recente rielezione del verde Winfried Kretschmann in Baden-Württemberg o della SPD Malu Dreyer in Renania-Palatinato. In questo senso i meriti pratici della CDU nazionale nel trionfo di Haseloff non sono stati molti. La campagna elettorale di Haseloff è stata innanzitutto il frutto di una profonda conoscenza del proprio territorio e delle specificità politico-culturali del proprio Land. Il Ministro-Presidente ha ancorato la sua CDU al centro-destra, senza rinunciare a un’anima conservatrice, ma si è al tempo stesso profilato come alternativa decisiva all’avanzata di AfD. Un posizionamento che nelle settimane prima del voto è stato indirettamente aiutato da diversi sondaggi, più o meno precisi, che ipotizzavano un serrato testa a testa proprio tra CDU e AfD per raggiungere il primo posto. Ne consegue che il clamoroso 37,1% finale di Haseloff in Sassonia-Anhalt è stato anche nutrito da elettori di altri partiti che hanno deviato sulla CDU per assicurarle il primato. Un “voto utile” anti-AfD simile a quello già visto negli anni passati in altri Land orientali: in Brandeburgo (a beneficio di Dietmar Woidke della SPD), in Sassonia (a beneficio di Michael Kretschmer della CDU) e in Turingia (a beneficio di Bodo Ramelow della Linke).
Le prime analisi dei flussi elettorali in Sassonia-Anhalt indicano una migrazione di voti verso la CDU dalla stessa AfD, ma anche da ex elettori di SPD e Linke, così come dal bacino degli astenuti. La SPD ha così raccolto in Sassonia-Anhalt un misero 8,4%, perdendo 2,2 punti% rispetto al 2016 e raggiungendo un nuovo record negativo. Ancora più drammatico è stato il crollo della sinistra Linke, che con l’11% complessivo ha perso 5,3 punti% rispetto al 2016 e più di 10-15 punti% rispetto agli anni d’oro a cavallo del 2010. Proprio per il posizionamento della CDU come forza strutturale della Brandmauer (muro tagliafuoco) verso destra, SPD e Linke sono state parzialmente espropriate del loro profilo di baluardi contro l’estremismo di destra. Al tempo stesso, l’impostazione tradizionalmente anti-comunista/anti-socialista di Haseloff ha comunque riaffermato il paradigma CDU contro gli “opposti estremismi”, in cui al rifiuto assoluto di collaborare con AfD viene strumentalmente e tatticamente aggiunto anche il rifiuto di collaborare con la Linke. Da questo intero scenario la stessa Linke è così uscita incredibilmente danneggiata. La dirigenza del partito della Sinistra è ora molto preoccupata: senza il suo tradizionale sostegno nella Germania orientale la Linke rischia di subire un brutto colpo anche il prossimo 26 settembre. Per le elezioni in Sassonia-Anhalt la Linke aveva anche tentato di radicalizzare un messaggio regionale-identitario, ad esempio con slogan come “Nehmt den Wessis das Kommando” (prendete/strappate il comando ai tedeschi dell’Ovest). La provocazione non pare aver però sortito gli effetti voluti: la declinazione di sinistra della protesta territoriale-sociale e dell’orgoglio Ossi sembra essere entrata in crisi.
AfD c’è ancora
L’orgoglio Ossi, del resto, è sempre più un patrimonio politico assorbito e declinato verso destra da AfD. E’ la destra radicale a essersi ormai territorializzata a Est. Il partito si presenta con slogan nazionalisti complessivamente tedeschi ma che sfruttano il fatto che proprio a Est il nazionalismo non sia un tabù come lo è a Ovest. Se è vero che AfD non è riuscita a strappare alla CDU il primo posto in Sassonia-Anhalt, è anche vero che è comunque riuscita a conquistare 1 voto su 5. Rispetto al 2016 i nazional-identitari hanno perso 3,4 punti%, ma si tratta di una perdita non eccessiva se si considera che le elezioni del 2016 erano quelle del primo exploit di AfD, avvenuto nel pieno della cosiddetta crisi dell’immigrazione. Non solo: nel gennaio 2021 proprio i servizi segreti interni della Sassonia-Anhalt hanno messo sotto osservazione ufficiale la sezione locale di Alternative für Deutschland per estremismo, mentre a livello nazionale il BfV (l’Ufficio per la Protezione della Costituzione) ha quasi completato lo stesso provvedimento. Soprattutto se si considerano questi ultimi due elementi, il 20,8% raggiunto dalla destra radicale nelle elezioni del Land non sembra più una sconfitta. Si tratta anzi di un risultato che si basa su uno zoccolo duro di elettori che, chiaramente, votano AfD anche quando i servizi segreti interni la indicano come potenziale nemico della costituzione della Repubblica Federale. Uno zoccolo duro, e questo è un altro aspetto di cruciale importanza, fatto di elettori e sostenitori per nulla anziani. In Sassonia-Anhalt AfD ha raccolto la maggioranza dei propri voti tra giovani o persone di mezza età. Tra i giovanissimi (18-24 anni) AfD ha raccolto solo il 17% dei voti, ma è comunque il secondo partito dietro alla CDU (18% dei voti). Ma, soprattutto, con il 27% dei voti la destra radicale si è rivelata essere il primo partito tra chi ha tra i 25 e i 34 anni e il secondo partito, sempre con il 27% dei voti, nella fascia di età che va dai 35 ai 44 anni. Un sostegno a trazione principalmente maschile, visto che Alternative für Deutschland è stato votata in Sassonia-Anhalt dal 29% di tutti gli elettori uomini (ma soltanto dal 18% delle elettrici donne), dal 31% degli uomini tra i 25 e i 34 anni e dal 32% degli uomini tra i 35 e i 44 anni (dati Infratest dimap).
La questione AfD resta quindi ancora profondamente radicata nelle dinamiche politiche e culturali dell’Est tedesco. Si tratta di una realtà complessa, legata alla scelta attiva di un’impostazione anti-liberale e potenzialmente post-democratica da parte di un segmento soprattutto maschile della Wendegeneration, cioè di quella generazione che era bambina (o non era nemmeno nata) alla caduta del Muro.
Questo approfondimento fa parte della collaborazione di Eunews con Derrick, newsletter settimanale che indaga la Germania in vista delle elezioni del Bundestag di settembre 2021.