Mentre il governo tedesco vuole prolungare le misure di emergenze contro il coronavirus, il ministro della salute Jens Spahn cade nuovamente in uno scandalo mascherine. Se qualche mese fa, infatti, si trattava del coinvolgimento dell’azienda in cui lavora il marito del ministro nella trattativa per l’acquisto di mascherine da parte del governo e si ipotizzava, quindi, un conflitto di interessi, questa volta si tratta di morale. “Disumano”, “irrispettoso”, “inaccettabile”, con questi aggettivi la SPD guidata da Olaf Scholz ha appellato Spahn. Il motivo del litigio sarebbe l’intenzione del ministro di distribuire mascherine di bassa qualità alla parte più debole della società.
Ma partiamo dall’inizio della storia: nella primavera del 2020, il ministro Spahn ordina in Cina milioni di mascherine che non hanno superato i test qualitativi e le certificazioni applicabili nell’UE. Lo sfondo è la grave carenza di mascherine mediche in quel momento: non ci sono stock disponibili né tantomeno una produzione nazionale. Durante la prima ondata, infatti, i tedeschi utilizzavano spesso ancora mascherine di stoffa autoprodotte. Secondo il Ministero della Salute la certificazione secondo le norme CE avrebbe richiesto troppo tempo per fornire un rimedio rapido, pertanto, si optò per far testare le mascherine secondo la procedura tedesca, denominata CPI. Le mascherine ottennero la certificazione CPI dall’Istituto federale per i farmaci e i dispositivi medici per il controllo delle infezioni.
Intanto, il ministero del lavoro guidato dalla SPD dubitava tuttavia della sicurezza di queste specifiche mascherine e si rifiutava di distribuirle alle strutture che ne avevano diritto. Il motivo: la procedura CPI non testa le maschere importate per quanto riguarda due aspetti: non sono esposte a temperature estreme di 70 e -30 gradi, né la testa la protezione dalle infezioni per un periodo di utilizzo prolungato. Il Ministero del lavoro chiedeva quindi che le mascherine fossero nuovamente testate. Con un nulla di fatto si giunge alla seconda e terza ondata. Un periodo in cui si parla di nuovo della possibilità di utilizzare le mascherine in questione e di svolgere i test, ma anche questa volta si rimanda. Alla fine, la Große Koalition di governo decide di immagazzinare le mascherine come parte della riserva nazionale e di incenerirle una volta arrivate a scadenza. Ed è qui che emerge la posizione del ministro della Salute Spahn avrebbe proposto, almeno secondo SPD, di dare queste mascherine certificate solo CPI alle categorie più deboli della società, cioè coloro che le ricevevano gratuitamente dallo stato: beneficiari del sussidio HARTZ IV, anziani, senzatetto. Nulla di fatto, una semplice intenzione, ma tanto è bastato a far scoppiare un mini scandalo al Bundestag, con gravi accuse verso il ministro della Salute da parte degli alleati di governo e delle opposizioni.
Certo è che lo “scandalo” mascherine ha dei risvolti tattici in questa campagna elettorale a bassa intensità. SPD sta cercando in tutti i modi di distinguersi dal proprio partner di coalizione e sta cercando di farlo, in particolare, sui temi delle disuguaglianze e dell’integrità morale del partito. Non a caso, infatti, le mascherine sono un tema dolente per l’Unione. A primavera, proprio tra finanziamenti illeciti ed evasione fiscale legati a delle forniture di mascherine, si sono già dimessi due parlamentari dell’Unione. Tanto più, la SPD con questa mossa sta cercando di colpire l’uomo della pandemia, ossia quel ministro Spahn che all’inizio sembrava essere intoccabile, ma poi con il passare del tempo ha inanellato errori su errori, portando la Kanzlerin a doversi spendere per prenderne le difese (come è successo questa settimana nel consiglio federale del partito Cristiano Democratico). In sostanza, ciò che si prova a dimostrare è che Spahn per coprire il suo errore nell’acquisto di mascherine non a norma abbia accettato un rischio per la salute dei gruppi vulnerabili. Un’accusa seria che potrebbe arrecare un grande danno alla CDU/CSU poco prima delle elezioni.
A questo, come se non bastasse, si aggiunge il parere della Corte dei conti federale, che giovedì 10 giugno ha scagliato un altro duro colpo contro il ministro Spahn. Nello specifico la corte ha dichiarato che il Ministero della Salute, nel fornire le mascherine ai gruppi vulnerabili, non è riuscito a “trovare una definizione semplice e praticabile per il gruppo dei beneficiari” e che non si è cercata una modalità alternativa di distribuzione. Il ministero, infatti, aveva inviato voucher a persone anziane, vulnerabili a malattie e destinatari di sussidi sociali. Attraverso questi voucher si potevano riscuotere le mascherine alle quali si aveva diritto direttamente nelle farmacie, che in seguito potevano richiedere un rimborso di 6 € a mascherina. Sì, 6 € a mascherina, un prezzo ben al di sopra di quello di mercato.
Ma non sono certo solo le mascherine a dare qualche grattacapo a Herr Spahn. La settimana scorsa, infatti, la stampa ha scoperto un’ampia truffa ai danni dello stato da parte dei centri che svolgono test contro il Covid. Lo stato tedesco aveva dato la possibilità ad ogni cittadino di potersi testare gratuitamente una volta alla settimana (a Berlino una al giorno), rimborsando il costo di 18€ a test ai centri che svolgevano il servizio. I test erano necessari per fare acquisti, andare al ristorante o in un bar. Nella prima settimana, solo a Berlino, sono stati effettuati circa 5 milioni di test. Da una ricerca fatta dal quotidiano Tagesspiegel, però, è emerso che in alcuni centri i test effettuati erano spesso la metà di quelli dichiarati. Altre lamentele sono arrivate per la noncuranza e poca precisione con cui venivano effettuati gli stessi test. Ancora una volta Spahn veniva messo sotto accusa per la perdita di controllo della situazione. Insomma, si potrebbe dire “che pasticcio Herr Spahn”, tanto che le opposizioni oltre a SPD stanno mettendo in dubbio l’adeguatezza dell’ex astro nascente di CDU nel proprio ruolo e ne evidenziano sempre più il distacco dal “paese reale”.
Così succede che i Verdi al Bundestag abbiano chiesto una rapida revisione generale delle numerose norme speciali sulla pandemia, in particolare di rimuovere i poteri speciali proprio del Ministro della salute. ”Gli ultimi mesi hanno dimostrato che i poteri speciali del Ministro federale della sanità non sono giustificati”, ha dichiarato il deputato verde Rottmann, criticando il ministro sullo scandalo mascherine e su quello dei test. Chissà se anche questa volta Jens riuscirà a salvarsi.
Questo approfondimento fa parte della collaborazione di Eunews con Derrick, newsletter settimanale che indaga la Germania in vista delle elezioni del Bundestag di settembre 2021.