Bruxelles – La cybersicurezza è una delle priorità dell’Unione Europea e il plebiscito del Parlamento Europeo lo ha confermato. Con 670 voti a favore 4 contrari e 12 astenuti, gli eurodeputati hanno approvato oggi (giovedì 10 giugno) la risoluzione sulla strategia di sicurezza informatica per il decennio digitale, per chiedere standard più severi ai dispositivi connessi, app e sistemi operativi.
“Non possiamo mettere a rischio la trasformazione digitale, punto-cardine strategico per l’Unione Europea”, ha esordito nel suo intervento in Aula il relatore Cristian-Silviu Bușoi (PPE). Se “oggi tutto è connesso online, anche auto, treni e servizi di pagamento”, è altrettanto evidente che “tutto può rischiare di essere hackerabile e le minacce hanno un impatto reale sulle nostre vite”. La pandemia COVID-19 lo ha dimostrato, in particolare sulle “vulnerabilità di settori critici, come la sanità”, ha sottolineato l’europarlamentare rumeno.
A fronte di una “criminalità informatica in aumento, dobbiamo diventare invulnerabili“: questo è “essenziale” per conservare l’economia digitale, la concorrenza tra le aziende, la privacy e la protezione dei dati personali dei cittadini. Ma un altro pericolo riguarda il fatto che “le minacce sono sempre più sofisticate, ma le misure di contrasto sono ancora troppo frammentate“.
Nella relazione appoggiata quasi all’unanimità dagli eurodeputati viene richiesto uno “sviluppo di reti affidabili e infrastrutture di connettività sicure, con un quadro di requisiti orizzontali”, oltre all’armonizzazione dei provvedimenti nazionali, “per non mettere a rischio il Mercato Unico”. Tutte queste sfide potranno essere affrontate dal nuovo centro europeo sulla sicurezza informatica che avrà sede a Bucarest: “Deve iniziare i lavori il prima possibile“, ha incalzato Bușoi, ricordando che tra i suoi compiti c’è anche la creazione delle condizioni per un ecosistema industriale e di ricerca sicuro.
Anche gli eurodeputati italiani intervenuti durante il dibattito hanno sostenuto queste necessità per il presente e il prossimo futuro digitale dell’Unione. “Dalla resilienza e dalla nostra capacità di reazione non dipenderà solo il funzionamento di attività che ormai si svolgono in modo digitale, ma anche il ruolo geopolitico dell’Unione“, ha rivendicato l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle e vicepresidente del Parlamento Europeo, Fabio Massimo Castaldo. “La sicurezza informatica è un diktat strategico e la diplomazia informatica è la nostra prospettiva per i prossimi 70 anni”.
Alessandra Basso (ID) ha puntato il dito contro i “criminali scaltri che usano i computer per attentare alla nostra sicurezza e mettere in ginocchio intere nazioni”. L’eurodeputata in quota Lega ha denunciato il fatto che “lo spazio informatico è dominato da attori non comunitari” e per questo motivo la protezione dell’Unione deve avvenire attraverso lo “sviluppo di sistemi avanzati sul territorio europeo e l’analisi dei flussi di dati verso l’estero da dispositivi importati nell’UE“. Dal PPE, Salvatore De Meo (Forza Italia) ha ricordato che nell’Unione ci sono ancora troppe carenze in termini di competenze informatiche, ma anche “ingerenze da Paesi terzi che cercano di indebolire la nostra società”.
Intervenuto nel confronto in Aula, il commissario europeo per l’Amministrazione e il bilancio, Johannes Hahn, ha garantito che “la proposta di regolamento sulla sicurezza informatica per le istituzioni e le agenzie UE arriverà entro questo ottobre” e che la strategia europea punta a “rafforzare la sicurezza critica di Internet, dei router e dei server”. Di fronte alle “tattiche e procedure utilizzate dagli hacker in continua evoluzione per evitare i nostri tentativi di individuazione e di difesa”, la strategia per la sicurezza informatica dell’Unione “mette al centro la sovranità tecnologica europea”. Non è un caso se, anche per la Commissione, il centro di ricerca di Bucarest è visto come una pedina “di fondamentale importanza” per il prossimo decennio digitale.