Bruxelles – Un’identità digitale europea che sia disponibile e riconosciuta in tutti gli Stati membri, sicura, di facile gestione e sempre sotto il controllo del titolare dei dati personali. È questa la proposta della Commissione Europea di un portafoglio digitale per cittadini e imprese dell’Unione, grazie al quale sarà possibile accedere a servizi pubblici e privati online, scegliendo quali documenti collegare (pentente di guida, conto bancario, diplomi o altro) e mantenendo traccia dei dati condivisi con terzi secondo le singole necessità. Dal check-in in aeroporto alla presentazione della dichiarazione dei redditi, dall’iscrizione all’università all’affitto di un appartamento, fino al noleggio di un’auto o all’apertura di un conto bancario al di fuori del proprio Paese di origine.
La proposta dell’esecutivo UE fa perno su tre punti. L’identità digitale dovrà essere accessibile a tutti: a differenza di quanto è successo dall’adozione nel 2014 del regolamento eIDAS (l’iniziativa europea per l’identificazione elettronica e i servizi fiduciari) a oggi, gli Stati membri saranno obbligati a mettere a disposizione dei propri cittadini questa opzione. Il portafoglio di identità digitale potrà essere utilizzato su tutto il territorio comunitario come mezzo per identificarsi o dimostrare determinati attributi personali. Infine, sarà garantito che l’utente rimanga sempre in controllo della propria identità e che siano condivise solo le informazioni strettamente necessarie ai fini del riconoscimento per il servizio richiesto.
“Dall’inizio del nostro mandato, l’identità digitale europea è sempre stata una delle priorità di questo esecutivo”, ha esordito la vicepresidente della Commissione UE per il Digitale, Margrethe Vestager, presentando la proposta di regolamento. “Ci aiuterà a raggiungere l’obiettivo dell’80 per cento dei cittadini in grado di utilizzare i servizi digitali entro il 2030“, secondo quanto tracciato dalla Bussola Digitale 2030. Ma ciò che preme particolarmente al gabinetto von der Leyen è che i servizi nazionali siano interoperabili con quelli degli altri Stati membri UE (come già accade con lo SPID italiano): “La frammentazione comporta perdita di tempo e di fiducia, minando il Mercato interno dal punto di vista del digitale”, ha avvertito la vicepresidente Vestager. Ecco perché “fornire la soluzione di una carta identità digitale non sarà più un’opzione, ma un obbligo” per i Ventisette, anche se poi sarà il cittadino a decidere se usufruirne.
Sul fronte della condivisione delle informazioni personali, Vestager ha assicurato che “stiamo parlando di un’infrastruttura che facilita lo scambio di dati”, basata su “provider sicuri, responsabili della gestione dei portafogli digitali”. A questo proposito il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, è stato categorico sul fatto che “la base di tutto il progetto è la sicurezza informatica, su cui DG Connect sta già lavorando”, come confermato ieri dal direttore generale, Roberto Viola, nel suo intervento all’Assemblea Digitale 2021.
Per quanto riguarda le tempistiche, il commissario Breton si è detto “fiducioso” che il regolamento possa diventare operativo “entro poco più di un anno” dalla proposta. La Commissione ha invitato gli Stati membri ad avviare “immediatamente” i lavori preparatori e a istituire entro settembre 2022 uno strumento comune che includa l’architettura tecnica, gli standard e le linee guida operative. Parallelamente al processo legislativo, l’esecutivo UE sosterrà l’attuazione del quadro per l’identità digitale attraverso il Programma Europa Digitale, ma anche gli sforzi dei Paesi membri di mettere in atto soluzioni di e-government nell’ambito dei rispettivi Piani nazionali di ripresa e resilienza.