Bruxelles – I Paesi dell’Est sono i più inquinati d’Europa: nel 2019 la concentrazione di polveri sottili (PM2,5) era più elevata nelle città di Bulgaria (19,6 microgrammi per metro cubo di aria) e Polonia (19,3 μg/m3), seguite da Romania (16,4 μg/m3) e Croazia (16,0 μg/m3) e Slovenia (15,3). Ma subito dopo arriva l’Italia, che con 15,1 microgrammi per metro cubo registrati nel 2019 è il sesto Paese europeo per la presenza di polveri inquinanti nell’atmosfera.
Sono gli ultimi dati Eurostat su quanto sono inquinate le aree urbane dei Paesi d’Europa e sui livelli di inquinamento atmosferico nel 2019, che nonostante il graduale calo registrato negli scorsi anni continua a essere ancora superiore al livello raccomandato dall’Organizzazione mondiale della Sanità, l’OMS (10 μg/m3 come media annua). La media europea per il 2019 era 12,6 μg/m3. Al contrario, le concentrazioni minori si registrano in Estonia (4,8 μg/m3), Finlandia (5,1 μg/m3) e della Svezia (5,8 μg/m3) dove l’aria, a quanto sembra, è molto più respirabile e meno dannosa.
Le polveri fini, note come PM10, sono particelle inquinanti presenti nell’aria che respiriamo e che possono assorbire diverse sostanze con proprietà tossiche come solfati, nitrati, metalli e composti volatili. Più sono piccole più hanno la capacità di penetrare nell’apparato respiratorio: le paerticelle di particolato PM2,5 monitorare dai dati Eurostat possono essere respirate e spingersi fino a raggiungere i bronchi.