Dieci anni dopo il più grande ampliamento dell’Unione Europea, che gli e’ valso l’appellativo di “big bang”, e a pochi giorni dall’appuntamento elettorale che molti analisti prevedono possa consegnare ai cittadini UE un Parlamento Europeo più euroscettico, esiste davvero la “enlargement fatigue” di cui si sente tanto parlare?
Un certo disincanto dell’opinione pubblica e dei Governi europei nei confronti dell’allargamento è comprensibile in un momento di grave crisi economica e finanziaria, ed è indubbio che l’entusiasmo per l’ingresso nella famiglia europea da parte di altre nazioni negli ultimi anni sia progressivamente calato.
Da qui anche la maggiore complessità e lunghezza del processo di avvicinamento all’UE dei Paesi candidati o potenziali tali, cui oggi viene richiesto di essere meglio preparati per poter accedere al gradino superiore del processo.
Nononostante cio’, l’allargamento rappresenta ancora oggi nel 2014 una delle politiche di maggiore successo dell’Unione, di cui sono indubbi i benefici per la stabilita’, la sicurezza e lo sviluppo del continente. Se questo è stato vero per i Paesi dell’Europa centro-orientale, lo stesso è vero per i Paesi dei Balcani, per anni devastati da guerre fratricide, e che oggi si trovano finalmente in pieno processo di stabilizzazione, riconciliazione regionale e modernizzazione.
Offrendo una chiara prospettiva di adesione, nonostante la grave crisi non solo economica, ma per certi versi anche di identità, l’Unione, esercita ancora oggi un forte potere di attrazione. Il 1 luglio 2013, la Croazia è divenuta il 28esimo membro dell’Unione. Negoziati di adesione sono iniziati nel giugno 2012 col Montenegro. E, dopo la storica intesa per la normalizzazione delle relazioni fra Serbia e Kosovo, il 21 gennaio scorso l’UE ha decretato l’avvio del negoziato di adesione con la Serbia.
L’allargamento è nel DNA dell’Unione, che se ha l’obbligo morale e l’interesse politico di proseguirlo finché non saranno stati integrati tutti i Paesi candidati e potenziali candidati, dispone oggi degli strumenti per portarla avanti in maniera efficace e convincente e con una strategia più mirata, in gradi di tenere conto delle specificita’ di ciascun Paese.
In tale contesto, l’Italia intende continuare a sostenere con convinzione i Paesi candidati nel loro sforzo di avvicinamento a Bruxelles e a svolgere un ruolo di stimolo nei confronti dei nostri partner europei. E’ con tale spirito che l’Italia si accinge ad assumere la Presidenza di turno dell’Unione il 1 luglio prossimo.
Stefano Sannino Rappresentante permanente d’Italia presso l’Unione Europea