Bruxelles – L’etichetta nutrizionale ‘a semaforo’ Nutriscore è un sistema di condizionamento del mercato inaccettabile per l’Italia, che continua a lavorare in queste ore anche bilateralmente per convincere più Paesi europei possibili a non accettarlo come sistema obbligatorio a livello europeo. “Bisogna far comprendere quanto sia preferibile il sistema sviluppato nel 2019 dall’Italia, il Nutrinform Battery“, ha detto il ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli durante un punto stampa con i giornalisti a Bruxelles a margine del Consiglio Agricoltura dell’Unione europea. Una due giorni densa di aspettative, da cui dipende in buona parta l’accordo con il Parlamento europeo sulla riforma della Politica agricola comune (PAC).
Ma nel confronto con la stampa, emerge ancora una volta la netta contrarietà dell’Italia verso il sistema di etichetta a semaforo. Una contrarietà ormai ben nota, ma che torna a insistere dal momento che nel quadro della strategia Farm to Fork la Commissione prevede di individuare entro il 2022 un unico sistema di etichettatura uguale (e obbligatorio) per tutti i Paesi. E il fatto che il Nutri-score sia stato adottato già da diversi Paesi europei – come Francia e Belgio – fa temere che la scelta possa orientarsi proprio su questo sistema detto a semaforo. Del Nutriscore – secondo Patuanelli – si salva solo la “mediaticità del semaforo, l’intuitività dei colori”. Il fatto che sia un sistema effettivamente molto intuitivo per i consumatori. “Non è però un sistema di informazione. E’ un metodo di condizionamento del mercato che per noi è inaccettabile”, prosegue. Consapevole che il fatto che il Nutriscore sia stato adottato da diversi Paesi possa essere un vantaggio significativo rispetto al sistema italiano che è stato solo presentato, mai adottato.
Insiste sulla necessità di “lavorare per far comprendere quanto sia invece importante l’informazione contenuta nel nostro sistema, dove si mette in relazione l’alimento e il suo potere nutrizionale con il quantitativo medio che vede quell’alimento presente sulle nostre tavole”. Cita l’esempio dell’olio d’oliva che “non è quotidianamente assunto con le stesse quantità della coca cola o un’altra bevanda”. “E queste due cose secondo me possono provare a cominciare a convivere: dare informazioni e poi usare un sistema immediato di controllo. Anche se ritengo che il marchiare gli alimenti come buoni o cattivi sia totalmente fuorviante ed è anche impossibile perché appunto dipende da quanto quell’alimento è presente sulla nostra tavola”, ha concluso.
Nel frattempo, ieri (26 maggio), la Coldiretti ha riferito del voto favorevole della Commissione salute e consumo del Congresso della Spagna con l’appoggio della quasi totalità dei partiti alla proposta di risoluzione non legislativa per chiedere al governo di mantenere volontario il sistema di etichettatura nutrizionale Nutriscore, fino al raggiungimento di un accordo a livello UE su una etichettatura nutrizionale fronte pacco (FOPNL) armonizzata. Madrid è uno dei Paesi in cui le forze politiche sono ancora molto divise sull’adozione obbligatoria del sistema a semaforo.
Il ministro in quota 5 stelle insiste sulla necessità di chiudere i negoziati sulla PAC post-2020, su cui “le trattative vanno avanti, mentre ci sono ancora temi in sospeso ma rimango ottimista” per un accordo entro la settima. Ricorda che per l’Italia è fondamentale l’inserimento della condizionalità sociale della nuova PAC ma senza ulteriori oneri burocratici per gli agricoltori. Con il Parlamento “partivamo da posizioni molto distanti”.