Roma – Il tema dei migranti “è rimasto troppo tempo fuori dall’agenda europea. Ora ci sono i primi passi e ho chiesto che sia discusso nel prossimo Consiglio di giugno”. Mario Draghi sapeva che questa volta la discussione non poteva essere approfondita ma ha messo un paletto sul tema che non può esser più essere ignorato. “Ho segnalato che mettere un problema a dormire non lo fa sparire” ha spiegato nell’incontro con i giornalisti al termine del vertice.
Anche da parte della Commissione c’è la consapevolezza che “occorre una risposta solidale” e che il nostro atteggiamento deve essere equilibrato efficace e umano: “Le immagini di quei bambini sulla spiaggia sono davvero inaccettabili”. Draghi invoca l’aiuto di tutta UE per i corridoi umanitari e poi a proposito del rinvio non nasconde un po’ di irritazione: “Continueremo ad affrontare il problema da soli fino al prossimo consiglio”.
La questione dei flussi migratori rimane una spina per l’Europa che sembra avere testa da un’altra parte, anche se l’atteggiamento di alcuni Paesi finora indifferenti potrebbe cambiare in un supporto all’Italia. Draghi non li nomina ma si aspetta che la buona volontà delle parole sia seguita dai fatti. Il tema migrazioni è stato sul tavolo del bilaterale con il presidente francese Emmanuel Macron.
Ci sono “disaccordi ancora troppo profondi”, ha detto il capo dell’Eliseo per spiegare anche le ragioni del rinvio. Il confronto si articola sugli accordi di ripartizione intergovernativi; per i due leader si possono ottenere progressi sulle relazioni con i Paesi d’origine e per una migliore protezione alle frontiere. Nord Africa e non solo, Libia e Tunisia paesi di transito e poi quelli delle partenze: Sahel, Ciad, Mali. “Con la Francia possiamo cominciare una collaborazione in una parte del mondo che per molto tempo ci ha visto su sponde diverse se non contrastanti”, ha detto Draghi.
La gestione delle vie migratorie passa per la prevenzione degli arrivi ma su questo punto le posizioni dei leader europei divergono, tra chi privilegia la soluzione securitaria e militare e chi tende più a promuovere gli aiuti economici con i Paesi terzi. Il confronto sarà sul nuovo patto d’asilo e sui meccanismi per alleggerire le pressioni sui Paesi di primo arrivo. A proposito di una riedizione dell’accordo di Malta e le relocation, Draghi si mostra scettico: “La volontarietà si è mostrata inefficace, senza accordo di tutti, la soluzione può essere un sottoinsieme di governi che si aiutano, ma per fare questo deve esserci la volontà di venirci incontro”.
Su questo aspetto il supporto potrà arrivare dalla Commissione europea e dall’impegno della commissaria agli affari interni Ylva Johansson che sul nuovo patto sull’immigrazione e asilo si mostra ottimista, pur ammettendo che gli sforzi per avvicinare le posizioni sono ancora notevoli. I progressi sono sulla solidarietà obbligatoria “su cui ormai siamo quasi tutti d’accordo”, ha spiegato davanti alle commissioni riunite del Parlamento italiano. “Stiamo costruendo un meccanismo apposito per l’Italia e per quando uno Stato membro si trova sotto pressione e a dover gestire un numero di migranti superiore al livello normale. In quel caso dovrebbe scattare un meccanismo di solidarietà obbligatoria e redistribuzione sulla base della dimensione e della condizione economica dei singoli Stati.