Roma – In Europa “serve un meccanismo comune anche per i rimpatri”. La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese spiega in audizione in Parlamento al Comitato di controllo Schengen, la strategia dei migranti. Un aspetto su cui si è confrontata già con la Commissaria europea agli Affari interni Ylva Johansson e che sarà in agenda giovedì 20 quando insieme voleranno in Tunisia per incontrare il presidente Kais Saied, e il primo ministro, Hichem Mechichi. Saranno affrontate anche le questioni del partenariato UE-Tunisia, della migrazione irregolare, il rafforzamento della lotta contro il traffico di migranti, e per l’appunto i rimpatri.
Mentre è riesplosa l’emergenza di Ceuta e nella rotta dalla Libia si registra a maggio il picco degli sbarchi, la ministra Lamorgese ha detto che si sta lavorando a un protocollo per un nuovo patto di asilo. “Il pacchetto finora proposto non è soddisfacente per l’Italia” e per giungere a un’intesa e limare tutti gli aspetti “sarà necessario ancora tempo”.
Per l’Italia è necessario che venga riconosciuta la specificità della gestione delle frontiere marittime, con un sistema di ricollocamento almeno dei migranti salvati in mare nel corso delle operazioni Sar e l’equilibrio fondamentale tra responsabilità nella gestione delle frontiere esterne dell’Unione e solidarietà degli Stati membri. Tutto in una “logica di pacchetto” che mantenga connessi tutti gli aspetti.
Approccio comune anche nel meccanismo dei rimpatri: “Chi non ha titolo per entrare nel nostro Paese deve essere rimpatriato ma l’attuazione di questo principio è resa difficile dalla complessità tecnica della procedura” ha spiegato Lamorgese che sollecita l’UE a negoziare nuovi accordi con i singoli Paesi anche con un sostegno finanziario.
Per rafforzare la cooperazione operativa in questo frangente, “l’Italia, negli ultimi anni, ha condotto specifici negoziati con i Paesi d’origine”. Accordi che prevedono anche l’invio dei funzionari dei singoli Stati per collaborare con le autorità italiane nelle procedure di identificazione dei migranti irregolari. Per ora i Paesi coinvolti sono Costa d’Avorio, Gambia, Guinea, Nigeria e Senegal.