Bruxelles – La trasformazione ‘verde’ del Green Deal sarà un successo solo se sarà in grado di non lasciare indietro nessuno. Questo il motto con cui l’Unione Europea lancia il fondo per la giusta transizione (Just transition fund), il pacchetto da 17,5 miliardi di euro per i prossimi sette anni che sosterrà i Paesi dell’UE di fronte all’impatto sociale ed economico della transizione verso la neutralità climatica. In particolare, quelle regioni, aree o Paesi che hanno più difficoltà a decarbonizzare la propria economia. Il fondo è stato approvato martedì 18 maggio in via definitiva dal Parlamento europeo in sessione plenaria con ampissima maggioranza (615 voti a favore, 35 contrari e 49 astenuti) sulla base dell’accordo interistituzionale raggiunto a dicembre con il Consiglio dell’UE sull’esercizio di bilancio 2021-2027. Dopo un passaggio formale in Consiglio, il regolamento sarà in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Il fondo era stato annunciato a dicembre 2019 come una colonna portante del Green Deal europeo, allo scopo di “accompagnare” la transizione in quelle più “lente” nel cammino per la neutralità. Poi è sopraggiunta la pandemia, con la crisi finanziaria e lo sblocco di nuove risorse da parte di Bruxelles per la ripresa economica.
Di questi 17,5 miliardi totali, 7,5 derivano direttamente dal Quadro finanziario pluriennale (QFP – 2021-2027) mentre 10 miliardi supplementari dallo strumento europeo per la ripresa dal Coronavirus, Next Generation EU, da 750 miliardi in totale. Secondo la ripartizione, l‘Italia è il settimo Paese beneficiario con 936 milioni di euro da destinare a progetti che dovranno concentrarsi su diversificazione economica, riconversione o creazione di posti di lavoro cosiddetti ‘verdi’, oppure contribuire alla transizione verso un’economia europea sostenibile, circolare e climaticamente neutra, ad esempio in nuove tecnologie energetiche, efficienza energetica e mobilità locale sostenibile. Nei loro piani nazionali per una transizione giusta, i Paesi UE dovranno identificare i territori maggiormente colpiti dalla transizione energetica e concentrare in quelle zone le risorse del Fondo, con particolare attenzione “alle specificità di isole, zone insulari e regioni ultraperiferiche”.
L’accesso ai fondi europei è subordinato all’impegno per la neutralità climatica entro il 2050, senza un impegno formale di questo tipo gli Stati membri avranno diritto solo al 50% della loro dotazione nazionale. Ad esempio, la Polonia è l’economia europea più in difficoltà nel piano di abbandonare il carbone nonché il maggiore beneficiario del fondo, ma non si è ancora ufficialmente impegnata per la neutralità al 2050. Inoltre il Parlamento specifica che il Fondo esclude il sostegno a nuovi inceneritori e progetti di disattivazione o costruzione di impianti nucleari, oppure ad attività collegate ai prodotti del tabacco e investimenti relativi ai carburanti fossili. Su iniziativa del Parlamento, sarà introdotto un meccanismo di ricompensa ecologica, se il bilancio del Fondo sarà aumentato in seguito alla revisione di medio termine prevista dopo il 31 dicembre 2024. In tal caso, queste risorse risorse aggiuntive saranno distribuite tra gli Stati membri, e quelli che saranno riusciti a ridurre le emissioni industriali di gas a effetto serra riceveranno maggiori finanziamenti.
“Il Parlamento europeo dà un forte segnale politico: deve essere affrontato l’impatto sociale, economico e ambientale della transizione energetica nelle regioni più colpite. Stiamo entrando in una nuova era verde per l’Europa, senza lasciare nessuno indietro”, ha commentato il relatore Manolis Kefalogiannis, eurodeputato del Partito Popolare Europeo. Durante il dibattito in plenaria che si è svolto lunedì 17 maggio, prima che arrivasse il via libero definitivo, alcuni eurodeputati tra cui il relatore ombra per la commissione Industria e Mercato interno, Ondřej Knotek (Renew Europe) si sono rammaricati del budget troppo basso e sulla necessità di continuare lo sforzo finanziario per sostenere queste regioni anche oltre il 2027.
“Sulla transizione ambientale l’Unione europea deve fare sul serio, senza esitazioni che potrebbero essere controproducenti agli obiettivi che si è posta”, ha commentato in una nota Chiara Gemma, europarlamentare del Movimento 5 Stelle. “Sulla transizione verde non devono esserci tentennamenti o ripensamenti rispetto all’accordo sul Fondo di Transizione giusta raggiunto fra Consiglio e Parlamento che afferma un principio sacrosanto: la transizione verso la neutralità climatica deve avvenire senza gas, nucleare e combustibili fossili”.