I sondaggi lo danno favorito, seppur di poco, sul suo principale avversario, il socialista Martin Schulz. E così Jean-Claude Juncker ha un motivo in più per chiedere che sia “il prossimo Parlamento europeo ad eleggere il Presidente della Commissione”, e non un “accordo sottobanco tra gli Stati”. Presentando alla stampa di Bruxelles il suo programma politico il candidato popolare ha fatto una precisazione importante affermando però che “il candidato del gruppo politico che sarà il più forte dopo le elezioni del Parlamento europeo diventerà il prossimo presidente della Commissione”. Questo significa che a suo avviso non bisognerà cercare alleanze in seno all’Aula, come pensa di fare Schulz, quando, come è certo, nessuno otterrà la maggioranza assoluta. Ma basterà avere quella relativa che appunto, stando ai sondaggi, sembra sarà popolare. E Juncker ha smentito anche le voci che affermano che il suo vero obiettivo sia quello di giungere alla testa del Consiglio europeo: “L’ho già guidato in passato, così come ho guidato il Consiglio dell’Ue e l’Eurogruppo. Non avrei iniziato questa campagna elettorale se non volessi davvero essere il Presidente della Commissione”.
Il suo programma punta molto sullo sviluppo della zona euro e sul donare ai suoi organi di rappresentanza maggiori poteri sia per gestire future possibili crisi, che per dare maggiore impulso al mercato unico. Le priorità di Juncker saranno cinque: mettere crescita e lavoro al centro dell’agenda puntando soprattutto sull’Agenda digitale, dare vita a una nuova unione energetica, l’accordo bilaterale di libero scambio con gli Stati Uniti, una riforma dell’unione monetaria e infine un nuovo accordo con la Gran Bretagna per spingerla a restare nell’Ue ma permettendole di mantenere le sue prerogative.
Sull’Agenda digitale Juncker in pratica fa proprio il lavoro della commissaria liberale Neelie Kroes a cui ha affermato di voler dare continuità dicendo che bisogna “creare un mercato unico digitale per i consumatori e le imprese” e che per farlo bisognerà “avere il coraggio di abbattere i silos nazionali nella regolamentazione delle telecomunicazioni, diritto d’autore, legislazione sulla protezione dei dati, gestione di onde radio e diritto della concorrenza”, ma soprattutto quando ha detto che bisogna “eliminare i costi del roaming”. “Lavorerò a questo dal primo giorno”, promette.
Sull’energia invece ha spiegato che “bisogna diversificare le nostre fonti di approvvigionamento”, per non dover dipendere dall’Est, ovvero dalla Russia, se il prezzo dovesse diventare “troppo alto, sia in termini commerciali che politici”, ma puntando contemporaneamente a far diventare l’Ue “leader mondiale nelle energie rinnovabili”.
Con gli Stati Uniti si dovrà poi “negoziare un accordo commerciale ragionevole”, perché è “anacronistico” che Europa e America impongano ancora dazi ai loro commerci. Per farlo però non si dovranno sacrificare “le norme di sicurezza, sanitarie, sociali sull’altare del libero scambio”, in particolare, promette Juncker: “La sicurezza del cibo che mangiamo e la protezione dei dati personali dei cittadini europei saranno non negoziabile per me come Presidente della Commissione”.
Juncker, che è stato a lungo presidente dell’Eurogruppo ed è un forte sostenitore della moneta unica, ha spiegato poi intende riformare l’Unione monetaria, innanzitutto “bilanciando meglio il rapporto tra i rappresentanti eletti dei cittadini e la Banca centrale europea nella gestione della Eurozona”. “Ammiro molto il lavoro svolto da Mario Draghi per salvare l’euro”, ha affermato ma “la Bce non vuole né può governare l’Eurozona”, che deve invece essere gestita “dalla Commissione e dall’Eurogruppo”. Quest’ultimo poi “dovrebbe essere presieduto da un Presidente a tempo pieno”, assumersi “responsabilità relative al tasso di cambio” e anche avere “un seggio permanente nel Fondo monetario internazionale”.
Infine Juncker ha parla di come trovare una soluzione alla “questione britannica” convinto che “la Gran Bretagna sia più forte all’interno dell’Ue, e l’Ue più forte a sua volta con la Gran Bertagna tra i suoi membri”. Per farlo il candidato popolare pensa di mettere in campo un “nuovo accordo, senza modificare i trattati”, che permetta a Londra di mantenere la sua specificità e i suoi diritti di opt-out ma allo stesso tempo mantenere “l’integrità del mercato unico nei suoi quattro pilastri”, ovvero la libera circolazione dei capitali, delle persone, dei beni e dei servizi. Un punto quest’ultimo che potrebbe permettergli di avere in Aula i consensi anche di quei conservatori britannici che hanno deciso di non appoggiarlo nella sua campagna elettorale. Se dovesse essere proposto come Presidente della Commissione avrà bisogno anche dei loro voti.