Bruxelles – Fissare standard comuni per investitori pubblici e privati per definire cosa sia un investimento sostenibile, in linea con il Green Deal europeo. Questo l’obiettivo del regolamento sulla Tassonomia verde, che la Commissione dovrebbe annunciare il prossimo 21 aprile con mesi di ritardo rispetto alla tabella di marcia (doveva essere a dicembre), ma rischia di incontrare l’obiezione del Parlamento europeo. Lo ha chiarito in un briefing con la stampa l’eurodeputato dei Verdi, Bas Eickhout, uno dei due relatori del Parlamento sulla tassonomia ‘green’, dopo che nelle scorse settimane è stata svelata dal Financial Times come indiscrezione la bozza del regolamento.
Un ‘leak’ non casuale ma calcolato dalla Commissione Europea, molto probabilmente. Per capire le reazioni di lobby, Stati membri e anche del Parlamento europeo alla nuova bozza dell’atto delegato, che era stata modificata in maniera sostanziale dall’ultimo documento di lavoro “svelato” a novembre, che era stata fortemente criticata dalle lobby dell’energia. Il gruppo dei Verdi critica in particolare tre punti della proposta: i criteri per l’inclusione delle attività forestali nella tassonomia, su cui per Eickhout la Commissione ha ceduto alle pressioni di Svezia e Finlandia, due paesi in cui l’industria forestale è particolarmente importante; i criteri per la bioenergia e il gas siano troppo bassi.
Il fronte del Parlamento più ambientalista si dice preoccupato che possano essere finanziate nuove centrali elettriche a gas. L’atto delegato ha bisogno della maggioranza assoluta in Parlamento, ha ricordato Eickhout, ovvero 353 voti. Il Parlamento non può proporre emendamenti sugli atti delegati, ma solo approvarli o no in blocco. Ha invitato la Commissione a fare i suoi calcoli per non aprire un secondo fronte contrario all’atto delegato esprimendo l’intenzione dei Verdi europei di votare contro se la bozza di fine marzo non sarà modificata. Ma probabilmente non saranno i soli: secondo l’eurodeputato olandese la Commissione rischia di trovarsi di fronte a una doppia opposizione all’interno del Parlamento, da una parte gli eurodeputati di estrema destra (Identità e Democrazia ma anche Conservatori e Riformisti) che generalmente votano contro le iniziative climatiche del Green Deal europeo, ma dall’altro anche il fronte di sinistra come i Verdi, la Sinistra (ex GUE) e probabilmente una parte dei Socialisti e Democratici. Nulla di certo per ora, come non è certa per ora nemmeno la presentazione dell’atto delegato la prossima settimana.
Il fronte gas-nucleare
L’atto delegato sulla Tassonomia dovrebbe riconosce come investimenti verdi quelle attività che contribuiscono a realizzare sei obiettivi specifici del Green Deal: la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici; l‘uso sostenibile e la protezione delle acque e delle risorse marine; la transizione verso un’economia circolare; la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento; la protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi. Contribuire ad almeno uno di questi sei obiettivi e “non arrecare danno significativo” agli altri cinque. Questa la regola generale che poi la Commissione dovrà chiarire settore per settore in un secondo momento.
Per quanto riguarda la classificazione per i primi due obiettivi, la mitigazione dei cambiamenti climatici e l’adattamento ai medesimi, doveva in realtà essere stabilita entro la fine del 2020 al fine di garantirne la piena applicazione entro la fine del 2021, ma come abbiamo detto l’UE è in ritardo di qualche mese sulla tabella di marcia. Questo farà slittare anche gli altri quattro atti delegati, per cui bisognerà aspettare la fine del 2021.
Oltre alla categoria di sostenibilità ci saranno altre due categorie di investimenti: di “transizione” e “abilitanti”, per orientare le scelte degli investitori. Fin dall’inizio dei negoziati a tre tra Commissione, Parlamento e Consiglio, il nodo più difficile da sciogliere riguardava proprio le attività di ‘transitioning’ e ‘enabling’, ovvero attività che non rientrano tra quelle propriamente ‘verdi’ ma che possono facilitare la transizione. L’accordo di giugno 2020 ha di fatto lasciato in sospeso questo punto e quali “attività” potessero essere incluse nelle due categorie di transizione e abilitanti, distinte da quelle propriamente ‘verdi’ ma comunque “ammesse” tra gli investimenti. E adesso si è riaperto il dibattito per includere gas ed energia nucleare tra quelle di transizione.
L’eurodeputato ha denunciato anche il comportamento che sta assumendo la Francia di Emmanuel Macron su questo fronte, dove per difendere l’inclusione del nucleare nella tassonomia, è pronta a sostenere una coalizione di Paesi che invece sono a favore dell’inclusione del gas, soprattutto dell’Europa centrale. A quanto apprendiamo nell’ultima bozza non è comunque presente il nucleare.