Bruxelles – Nessuna sorpresa. Quando si parla di carceri l’Italia rimane nella categoria dei Paesi da non prendere a modello. Il rapporto annuale del Consiglio d’Europa certifica una volta di più il sovraffollamento dei penitenziari dello Stivale. L’Italia ha una popolazione carceraria (101 detenuti per 100mila abitanti) minore della media europea, ma nonostante questo non sa dove e come sistemare i suoi condannati alla reclusione. Al 31 gennaio 2020, con 120 detenuti per 100 posti disponibili, l’Italia risulta il secondo Paese con le case circondariali più sovraffolate di tutta Europa. Le cose vanno peggio solo in Turchia, Paese non certo celebre per la qualità del regime carcerario.
C’è poi la questione dell’età. Nessuno ha così tanti over 50 dietro le sbarre come in Italia (15.832, il 26% del totale), che è anche il primo dei membri UE del Consiglio d’Europa per mole di over 65 (2.526, 4,1%). Continuando l’identikit del recluso in Italia, si scopre che è maschio (le donne rappresentano appena il 4,4% dei 60.971 detenuti) per un terzo non italiano. Il 32,5% delle persone in custodia in carcere sono stranieri.
Italia male anche per quanto riguarda il tasso dei suicidi. Nei penitenziari nazionali si compie l’estremo gesto oltre la media: si registrano quasi nove suicidi ogni 10mila detenuti, contro i cinque registrati a livello generale. Può influire in questo anche il tipo di assistenza psicologica. Nel caso italiano “ci sono molti psicologi che lavorano nelle carceri, ma non sono alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria”, rileva il rapporto. “Sono liberi professionisti, assunti periodicamente a contratto”.
A gravare sul sistema carcerario italiano anche la durata della pena da scontare. Il Paese si colloca nella top-ten di vita media in carcere. Chi vi entra, in media, vi resta non meno di 15,8 mesi, e non c’è dubbio che questo contribuisca all’ingolfamento delle strutture.