Bruxelles – Secondo i dati Eurostat relativi al 2020 nell’Unione Europea le importazioni di beni necessari per la lotta alla COVID-19 dal resto del mondo sono cresciute più di quanto lo abbiano fatto le esportazioni.
I risultati statistici su base annua mostrano un aumento del 10,4 per cento delle importazioni e un aumento del 5,5 per cento delle esportazioni rispetto al 2019. Analizzati per semestre, invece, le cifre rilevano un maggiore interscambio commerciale nel primo trimestre, quando le variazioni erano più accentuate. Meno intenso è stato il flusso commerciale registrato per altri beni (come quelli alimentari), che complessivamente nel 2020 hanno subito un calo del 4 per cento delle importazioni e del 7 nelle esportazioni (anche qui con dati più accentuati nel primo semestre)
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Alcuni prodotti medici hanno risentito dell’aumento delle importazioni nell’UE più di altri. Rispetto al 2019 le importazioni dal resto del mondo dei dispositivi di protezione individuale sono cresciuti del 40 per cento e percentuali analoghe sono state registrate anche per le attrezzature per l’ossigeno. La stretta dell’UE sulle esportazioni per soddisfare il fabbisogno di questi beni è evidente se si guarda al calo che hanno avuto le esportazioni verso i Paesi terzi dei dispositivi di protezione individuale, dei dispositivi medici, dei mezzi di soccorso sanitari e degli arredamenti medicali. A essere maggiormente esportati sono stati i dispositivi diagnostici (come i tamponi) e i prodotti per la sterilizzazione.
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I principali partner commerciali dei beni per la lotta al COVID-19 sono stati anche per il 2020 Stati Uniti e Svizzera, ma osservando i dati sulle importazioni, durante la prima ondata della pandemia (marzo-aprile 2021) le attrezzature e i dispositivi medici importati dalla Cina hanno registrato una crescita tale da raggiungere i livelli dei beni importati dagli USA. Il flusso commerciale con Pechino si è stabilizzato nel corso dell’anno mostrando però una nuova tendenza al rialzo durante la seconda ondata della pandemia che ha obbligato i Paesi dell’UE a nuove chiusure nell’autunno. In quei mesi le importazioni dagli Stati Uniti e dalla Svizzera hanno subito invece una contrazione.