Bruxelles – Dopo giorni di tira e molla e dichiarazioni a mezza bocca, alla fine sono arrivate le dimissioni ufficiali del primo ministro della Slovacchia, Igor Matovič. Nella mattinata di ieri (martedì 30 marzo) l’ex-premier ha rimesso l’incarico nelle mani della presidente Zuzana Čaputová, che – dopo aver accettato le dimissioni – ha nominato al suo posto il titolare del ministero delle Finanze del gabinetto Matovič, Eduard Heger.
Heger, esponente dello stesso partito conservatore dell’ex-premier (Gente Comune e Personalità Indipendenti, OĽaNO) dovrà cercare di formare un nuovo governo con i tre partiti della coalizione (Libertà e Solidarietà, Per la Gente e Siamo una Famiglia) che governa il Paese dal 21 marzo dello scorso anno. Il braccio destro di Matovič dovrebbe presentare la nuova squadra di ministri prima della fine di questa settimana. L’ex-premier è in pole position come nuovo ministro delle Finanze, in uno scambio di ruoli con Heger rispetto alla composizione del gabinetto dimissionario.
Today I accepted the resignation of @i_matovic and tasked Eduard Heger to form a new government.
— Zuzana Čaputová (@ZuzanaCaputova) March 30, 2021
La crisi di governo ha origini profonde e affonda le radici nella gestione dell’intera crisi sanitaria COVID-19. Uscito quasi indenne dalla prima fase della pandemia, il sistema sanitario slovacco non ha retto alla prova della seconda e soprattutto della terza ondata: tra la fine di gennaio e l’inizio di marzo la Slovacchia è stato il Paese UE con il tasso maggiore di morti rispetto alla popolazione (tra i 14 e i 18 decessi su milione di abitanti, mentre la media UE nello steso periodo non ha mai superato i 7,65).
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato però l’acquisto segreto di 2 milioni dosi di vaccino Sputnik V, su iniziativa personale del premier all’insaputa dei partner di governo. Matovič aveva puntato tutte le sue speranze sulla rapida approvazione da parte dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) del siero russo (iniziata invece il 4 marzo), che avrebbe dovuto accelerare del 40 per cento la campagna di vaccinazione nel Paese, come affermato dallo stesso ex-capo del gabinetto.
Arrivato il primo carico di 200 mila dosi a inizio marzo, è scoppiata la bolla e lo scandalo: le fiale sono rimaste in magazzino (non ancora utilizzabili) e sei ministri su 16 – tra cui quello della Salute – hanno rassegnato le dimissioni in segno di protesta. Gli stessi partner della coalizione hanno chiesto la testa di Matovič, minacciando di essere pronti ad abbandonare la maggioranza se il premier fosse rimasto al suo posto.
A spiegare uno dei motivi di tensione all’interno della coalizione e nel Paese è stato l’ex ministro degli Esteri, Ivan Korčok, che ha definito i vaccini russi uno “strumento di guerra ibrida”. Un’ulteriore conferma dell’efficacia della strategia russa di destabilizzazione dell’Europa orientale e meridionale attraverso lo strumento dei vaccini anti-COVID.
“È passato solo un anno dalle elezioni, ma mi sembrano dieci”, ha dichiarato ieri il premier dimissionario. “Chiedo perdono per tutti gli errori che ho fatto durante l’anno più difficile per la Slovacchia dalla seconda guerra mondiale“. Ex-uomo d’affari nel settore dell’editoria, Matovič era salito al potere dopo le elezioni del 29 febbraio 2020 con un programma anti-corruzione, ma durante la pandemia era stato ripetutamente accusato di scarsa comunicazione politica. Fino al passo falso sul vaccino russo.