Da qualche tempo su internet sta tornando virale il dibattito sul nimesulide, il principio attivo di una medicina molto diffusa in tutta Europa come l’Aulin. In molti post si sostiene che faccia male, si diffondono notizie di persone che hanno subito un trapianto di fegato a causa dell’uso di questo farmaco. Come spesso accade alla base ci sarà del vero, ma spesso è difficile rintracciare le fonti di queste informazioni. E’ però facile vedere cosa ne pensa l’Agenzia dell’Unione europea per i medicinali, organismo scientifico di consultazione della Commissione Ue.
Al termine di un esame formale, compiuto rispettando le normative europee in proposito ne esce che il Nimesulide va preso con attenzione, possibilmente non come prima scelta, ma che non è un “veleno”. L’Agenzia europea dei medicinali dopo una revisione della sicurezza e dell’efficacia dei medicinali a base di nimesulide per uso sistemico (capsule, compresse, supposte e polvere o granuli per sospensioni orali), ha concluso che: “i benefici di nimesulide utilizzato a livello sistemico continuano a essere superiori ai suoi rischi, ma che l’uso del medicinale deve essere limitato al trattamento del dolore acuto (di breve durata) e della dismenorrea primaria (mestruazione dolorosa). Il comitato ha raccomandato che non venga più usato per il trattamento dell’osteoartrosi dolorosa (gonfiore delle articolazioni)”.
I medicinali a base di nimesulide sono disponibili dal 1985 e sono autorizzati in vari Stati membri e sono soggetti all’obbligo di ricetta medica.
Il nimesulide è stato riesaminato nel 2007 a causa del timore che potesse causare lesioni epatiche, dopo la pubblicazione di informazioni riguardanti casi di insufficienza epatica fulminante che hanno richiesto un trapianto di fegato. Il comitato medico dell’Agenzia ha concluso che “i benefici delle formulazioni sistemiche di nimesulide sono ancora superiori ai rischi, purché l’uso dei medicinali sia circoscritto, in modo da garantire che il rischio che i pazienti sviluppino problemi epatici sia mantenuto al minimo”. Dunque si è “raccomandato che la durata del trattamento sia limitata a un massimo di 15 giorni (anche le confezioni devono contenere una quantità di farmaco non superiore a due settimane di terapia), che nimesulide sia utilizzato come trattamento di seconda linea e che i medici siano chiaramente informati del rischio”.
Secondo il comitato, poi, “in base agli studi condotti per esaminare l’efficacia di nimesulide nel trattamento del dolore acuto, il medicinale risulta altrettanto efficace di altri antidolorifici FANS come diclofenac, ibuprofen e naproxen. In termini di sicurezza nimesulide mostra lo stesso rischio di indurre problemi gastrici e intestinali degli altri FANS”.
Lo studio si conclude con alcune prescrizioni, vediamole:
– I medici prescriventi non devono più prescrivere nimesulide per uso sistemico nel trattamento dell’osteoartrosi dolorosa.
– I medici prescriventi devono rivedere la terapia dei pazienti in cura per l’osteoartrosi dolorosa, in modo da individuare un trattamento alternativo adeguato.
– Nimesulide è indicato soltanto come terapia di seconda scelta e solo nel trattamento del dolore acuto o della dismenorrea.
– I pazienti che attualmente assumono nimesulide per via sistemica per il trattamento dell’osteoartrosi dolorosa devono rivolgersi al medico per concordare una terapia alternativa.
Perla Ressese