Bruxelles – Ci sono stati problemi, e ancora ci sono. Ma nonostante tutto c’è ancora la possibilità di farcela. “Da aprile” dovrebbe iniziare a circolare nel mercato unico il nuovo vaccino anti-COVID di Johnson & Johnson, che non ha bisogno di richiami, e questo “cambierà” molto il quadro. Allora, l’obiettivo di coprire il 70% della popolazione adulta dell’UE col siero entro la fine dell’estate “dipende dal numero di dosi che si promette di consegnare entro giugno, e con le consegne nel secondo trimestre possiamo farcela”. Detto questo, “poi la vaccinazione è un’altra cosa“. Sandra Gallina fa il punto della situazione e rimette tutto a capacità e responsabilità degli Stati membri. Il capo della direzione generale Salute della Commissione europea (DG Sante) difende l’operato dell’esecutivo comunitario e ora esorta i governi a recuperare i ritardi.
La Commissione europea ha negoziato le dosi di vaccini, che provvede a distribuire agli Stati. Una volta giunti alle capitali “le dosi appartengono agli Stati membri” e spetta a loro gestirle chiarisce nel corso dell’audizione in commissione Controllo di bilancio del Parlamento europeo. “Per la Commissione è difficile stabilire come distribuirle”. Chi si vaccina prima? “Ci sono criteri epidemiologici. Il principio di distribuzione dovrebbe essere quello delle infezioni e della salute, e credo che alla fine la solidarietà prevarrà”. Ad ogni modo per poter uscire dalla pandemia “abbiamo bisogno di vaccinazione sicura” ed efficace. E qui i sistemi sanitari nazionali hanno una ruolo da giocare.
Quanto all’UE e alla campagna europea, “sapevamo che il primo trimestre sarebbe stato complicato”, e che nei primi tre mesi del 2021 “avremmo avuto poche dosi”, dunque la cosa non sorprende più di tanto. “Sui vaccini il grande problema è AstraZeneca. Pfizer e Moderna stanno consegnando, è solo un contratto che non viene rispettato“. Qualcosa di più di un inconveniente. “Non avere le dosi ha creato un problema di credibilità per tutti noi, senza contare che c’è gente che muore per la mancanza di vaccini”. Per questo motivo, promette Gallina, “useremo tutti gli strumenti a nostra disposizione per avere le dosi“. Non entra nello specifico, ma riconosce che in Commissione “non siamo contenti” per la questione AstraZeneca e che “la situazione è chiara: è impossibile per me rispettare il contratto se su cinque impianti stai producendo da un impianto solo”.
Parole che suscitano l’indignazione di Sabrina Pignedoli. “Cosa aspettiamo dunque a sospendere i brevetti e avviare una produzione europea che garantisca la fornitura dei vaccini a tutti i cittadini?”, domanda l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle. Gallina risponde. “Possiamo assumere che la liberalizzazione del brevetto avrebbe effetti positivi, ma il vero problema adesso è la capacità di produzione fisica del prodotto. E’ per questo che abbiamo lanciato l’iniziativa HERA” per la risposta alle emergenze sanitarie.
Il Parlamento europeo però insiste nella linea dura contro BigPharma. In vista del vertice del Consiglio europeo del 25 e 26 marzo, un appello di più di 230 parlamentari europei e nazionali chiede ai Governi europei di riconsiderare urgentemente la loro posizione, consentendo una moratoria sui brevetti legati a farmaci e vaccini contro Covid. “Ci stiamo rendendo conto di quanto la produzione oggi sia assolutamente insufficiente, ed è quindi urgente che tecnologie e conoscenze vengano messe a disposizione di tutti per consentire una produzione capillare a livello globale”, sottolinea Pierfrancesco Majorino, parlamentare europeo del PD tra i promotori dell’appello.