Bruxelles – La Commissione è pronta “a fare di tutto per ottenere la quota di vaccini contro il Coronavirus che spetta agli Stati membri”, anche a irrigidire il meccanismo di controllo delle esportazioni introdotto alla fine di gennaio. Finora ci sono state più di 300 richieste di esportazione autorizzate dall’Ue: 41 milioni dosi in 33 Paesi terzi, una sola bloccata su richiesta dell’Italia di 250mila dosi AstraZeneca per l’Australia. Ma per l’UE è necessaria “reciprocità e proporzionalità” anche nell’export, e se non cambia la situazione “dovremmo riconsiderare la nostra idea di export verso i Paesi che producono vaccini in base al loro livello di apertura” nei confronti di Bruxelles.
Un invito a garantire che le esportazioni di vaccini siano reciproche quello della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che scende in sala stampa e approfitta della presentazione del Certificato verde digitale sulle vaccinazioni per fare chiarezza su dosi arrivate, non arrivate e in arrivo per il secondo trimestre. Manda un segnale chiaro agli altri Paesi extra Ue: senza reciprocità l’Ue sarà costretta a rivedere il meccanismo e minaccia di intraprendere misure più severe per frenare l’esportazione di vaccini verso Paesi che hanno una gestione troppo restrittiva sulle loro consegne verso l’Ue.
“Il nostro è un invito a essere aperti”, chiarisce von der Leyen sottolineando che l’Ue “vuole reciprocità”. Se in molti hanno pensato che le parole fossero rivolte in particolare agli Stati Uniti, poco dopo la presidente ha fatto capire che non è così. Rispondendo a una domanda, von der Leyen ha spiegato che con gli Stati Uniti la reciprocità è già “assicurata dal momento che l’UE non esporta vaccini in USA così come gli USA non esportano nell’Ue”. Mentre non ci sono ostacoli per l’esportazione di materie prime, componenti di produzione o sostanze farmaceutiche. L’invito è più che altro al Regno Unito, “a dimostrare che in” Europa comunitaria “arrivano dosi da Londra, così come dall’Ue arrivano quelle per il Regno Unito”.
Secondo la presidente, ad oggi 10 milioni di dosi sono state trasferite da impianti dell’UE in Gran Bretagna, mentre l’UE non ha ancora ricevuto tutte le dosi del vaccino AstraZeneca dall’impianto presente nel Regno Unito. “Stiamo ancora aspettando che le dosi arrivino dal Regno Unito, quindi questo è un invito a mostrarci che ci sono anche dosi dal Regno Unito che arrivano nell’Unione europea in modo da avere reciprocità”, ha detto.
I numeri sui vaccini distribuiti
Dopo settimane di indiscrezioni, la presidente ha fatto il punto sulle dosi di vaccini che sono arrivate e quante dovremmo aspettarcene a partire dal mese di aprile. Fa ammenda riconoscendo tutte le carenze di una campagna vaccinale che è partita a rilento a causa di tagli alle consegne, ritardi e impegni non mantenuti. Più che con un passaporto per tenere traccia delle vaccinazioni, per una vera ripartenza serve velocizzare le somministrazioni. “Dobbiamo accelerare con le vaccinazioni”, dice von der Leyen. All’Ue però servono più consegne e più dosi. Accusa di nuovo AstraZeneca di “produrre poco e consegnare poco”, mentre le consegne di BioNTech-Pfizer e Moderna sono in linea con i loro contratti. La farmaceutica anglo-svedese nel primo trimestre è passata da una previsione di 90milioni di dosi prima a 40 e ora solo 30. Previsioni al ribasso anche per il secondo trimestre: 70 milioni invece di 80.
Sugli altri numeri: per il primo trimestre ormai agli sgoccioli l’Ue avrà 100 milioni in totale da tre vaccini, mentre dal secondo saranno quattro. 60 e 10 milioni rispettivamente da BioNTech-Pfizer e Moderna, 30 da AstraZeneca. A partire da aprile ci saranno 55 milioni aggiuntivi del vaccino Johnson&Johnson. Sulla sospensione in corso del siero AstraZeneca in alcuni stati membri, rispondendo a una domanda la presidente ha chiarito di fidarsi del vaccino AstraZeneca e di essere convinta che domani i risultati della valutazione dell’EMA confermeranno che è efficace e sicuro contro il virus.