Bruxelles – Un Certificato verde digitale (Digital Green Certificate) è il piano della Commissione Europea per facilitare gli spostamenti dentro lo spazio Schengen in vista della stagione estiva. La Commissione ha presentato oggi la sua proposta legislativa per un certificato in versione digitale o cartacea (a discapito del nome) che dimostrerà se una persona è stata già vaccinata (e e con quale vaccino), o in alternativa se ha un test recente negativo al Covid-19 (sia molecolari PCR che rapidi dell’antigene) o ancora sulla presenza di anticorpi che indicano la guarigione dalla malattia.
Sarà valido in tutti gli Stati membri dell’Ue e “aperto” anche all’Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera, che sono parte dell’area di libera circolazione Schengen perché il fine è quello di facilitare la libera circolazione in Europa. Per ora il certificato non riguarda i viaggi fuori UE. La Commissione istituirà uno sportello per garantire che tutti i certificati possano essere verificati e riconosciuti reciprocamente in tutta l’Unione. “Ammettendo” tre diverse tipologie di controlli (vaccini, test, anticorpi) l’Ue cerca di tutelarsi dalle accuse di poter creare possibili discriminazioni ai viaggi nei confronti di coloro che per varie ragioni (o anche per scelta) ancora non hanno avuto accesso alle vaccinazioni.
Quali vaccini potranno rientrare nel certificato? Bruxelles precisa che l’obbligo dovrebbe riguardare solo i vaccini autorizzati alla commercializzazione in tutta l’UE (finora Moderna, Biontech-Pfizer, AstraZeneca e Johnson&Johnson) ma gli Stati membri hanno la libertà di “decidere di accettare anche altri vaccini in aggiunta”. Potrebbe essere il caso del russo Sputnik V e cinese Sinopharm, che sono stati autorizzati individualmente dalla Ungheria. Agli Stati rimane inoltre la responsabilità di decidere quali restrizioni alleviare ai viaggiatori anche se viene specificato che dovranno essere uguali per tutti i possessori del certificato verde.
Nella comunicazione, Bruxelles specifica che il certificato sarà solo una misura temporanea. “Sarà sospeso una volta che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiarerà la fine dell’emergenza sanitaria internazionale COVID-19”.Come aveva già anticipato la Commissione, ci vorranno circa tre mesi di tempo per definire tutti i dettagli tecnici e mettere a punto lo strumento, che dovrebbe essere operativo nel mese di giugno. Dando per scontato il via libera del Consiglio e dell’Europarlamento che dovrebbe arrivare in tempi estremamente brevi. La proposta della Commissione sarà già sul tavolo dei capi di Stato e governo al Summit della prossima settimana (25 e 26 marzo). I certificati saranno gratuiti per tutti e la Commissione pagherà la creazione dello sportello a livello dell’UE e sosterrà gli Stati nello sviluppo di software da utilizzare.
Entrambe le versioni, sia cartacea che digitale, avranno infatti un Codice QR con le principali informazioni e con la firma del titolare per garantirne l’autenticità. Altre critiche mosse alla Commissione nei giorni scorsi riguardavano la privacy dei cittadini comunitari, a cui Bruxelles cerca di rispondere dicendo che nel certificato saranno contenute solo informazioni essenziali e dati personali saranno al sicuri. Soprattutto saranno dati limitati: nome, data di nascita, data di rilascio, informazioni pertinenti sul vaccino/test/guarigione e un identificatore unico del
certificato.
Il certificato digitale verde si inquadra in una più ampia nuova comunicazione per chiedere agli Stati un approccio coordinato per l’allentamento graduale delle restrizioni, che sarà discusso la prossima settimana. Previsti nuovi orientamenti su strategie di test supplementari, come il monitoraggio delle acque reflue per tracciare le varianti del Coronavirus, investimenti nella diagnostica e nei trattamenti.