Bruxelles – La Commissione Europea fa sul serio nella fase post-Brexit e mostra di non avere remore nel mettere in atto una strategia di pugno duro contro Londra. Per le presunte violazioni del protocollo sull’Irlanda del Nord dell’Accordo di recesso tra UE e Regno Unito è stata inviata oggi (lunedì 15 marzo) una lettera di costituzione in mora al governo britannico, il primo passo per aprire una procedura d’infrazione.
È la seconda volta che accade negli ultimi sei mesi. A inizio ottobre dello scorso anno la Commissione UE aveva inviato una lettera di messa in mora per la controversa legislazione sul Mercato interno, ma non era andata oltre perché lo stesso premier britannico, Boris Johnson, aveva ritirato le clausole del progetto a inizio dicembre.
A distanza di pochi mesi da quegli eventi – e con un Accordo andato in porto alla vigilia di Natale – il copione si ripete in maniera molto simile. Dieci giorni fa il vicepresidente della Commissione per le Relazioni interistituzionali e le prospettive strategiche, Maroš Šefčovič, aveva annunciato che Bruxelles sarebbe stata pronta alle maniere forti nei confronti della proposta del governo britannico di estendere unilateralmente il periodo di grazia al commercio nel Mare d’Irlanda. Mercoledì scorso (10 marzo) è arrivato il via libera da parte dei governi UE a procedere con atteggiamento “calmo, fermo e deciso”.
In questi giorni non è arrivata nessuna risposta da parte del governo britannico, che sembra rimanere fermo sulla sua decisione di concedere alle imprese nord-irlandesi deroghe più lunghe alle regole commerciali concordate con Bruxelles. Il periodo di grazia – che ha evitato in questi mesi a supermercati e fornitori di dover presentare alcuni certificati sanitari per il commercio di generi alimentari tra la Gran Bretagna e l’Irlanda del Nord – dovrebbe scadere il primo aprile, ma il governo Johnson aveva annunciato lo scorso 3 marzo di volerlo estendere fino alla fine di ottobre.
“Il protocollo sull’Irlanda del Nord è l’unico modo per preservare la pace e la stabilità, evitando un duro confine sull’isola d’Irlanda e mantenendo l’integrità del Mercato unico dell’Unione Europea”, ha dichiarato Šefčovič. Un protocollo che è stato concordato e firmato dalle due parti e che “insieme siamo tenuti a implementare”, ha attaccato. “Le decisioni unilaterali e le violazioni del diritto internazionale da parte del Regno Unito annullano il suo stesso scopo e minano la fiducia tra di noi“.
La strategia dell’esecutivo UE si articola in due direzioni: da una parte l’avvio della procedura d’infrazione (il Regno Unito ha ora un mese di tempo per rispondere alla lettera inviata oggi), che potrebbe portare il caso davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Contemporaneamente il vicepresidente Šefčovič ha inviato una lettera politica a David Frost, co-presidente del comitato misto UE-Regno Unito per l’attuazione dell’Accordo di recesso, invitandolo ad astenersi dal mettere in pratica le dichiarazioni di inizio marzo. Se non si dovesse trovare un’intesa nel comitato misto, Bruxelles potrebbe decidere di ricorrere anche a un arbitrato internazionale per la risoluzione delle controversie dell’accordo commerciale UE-Regno Unito.
Il vicepresidente della Commissione ha però voluto tenere aperta la porta a Londra, ribadendo di augurarsi che “grazie allo spirito collaborativo, pragmatico e costruttivo che ha prevalso finora nel nostro lavoro”, sia possibile “risolvere questi problemi in seno alla commissione mista senza ricorrere a ulteriori mezzi legali“. Oltre al bastone della procedura d’infrazione, Šefčovič ha lanciato anche la carota di “una soluzione concordata da raggiungere di comune accordo entro la fine di questo mese“.