Roma – “Sui progetti non entro nel merito, per ora c’è un equilibrio, il punto di partenza è in linea con gli orientamenti ma c’è ancora da fare per rafforzarlo”. Il commissario europeo per gli Affari economici Paolo Gentiloni in una nuova audizione al Parlamento italiano fa il punto sul Recovery plan, segnando date e scadenze. Il cambio di governo sta dando segnali positivi, c’è stata una pausa ma il lavoro e il confronto con gli uffici di Bruxelles procede con un buon ritmo. “Il fatto che sia stato centralizzato il coordinamento al ministero dell’Economia aiuterà anche a semplificare alcuni passaggi” dice davanti alle quattro commissioni riunite Bilancio e Politiche europee di Camera e Senato.
Sui continui richiami ai ritardi dell’Italia, non ci sono però riscontri: “Abbiamo ricevuto bozze da una ventina di Paesi ma nessuno ha presentato un piano completo e definitivo”. La dead line rimane quella del 30 aprile e Gentiloni ha ricordato come l’intesa finale del Next generation Eu è di metà febbraio. Poi sulle erogazioni ci vorrà altro tempo “spero che prima dell’estate ci possa essere la tranche di anticipo del 13 % (per l’Italia circa 27 miliardi di euro) ma dipenderà dalle ratifiche dei 27 parlamenti nazionali”, un pressing su cui la presidenza portoghese “sta facendo un buon lavoro”.
Nel completare e rafforzare i punti più importanti, qualità e selezione degli investimenti, riforme collegate e gli obiettivi e tempi di attuazione, Gentiloni suggerisce di dedicare uno sforzo particolare a quest’ultimo aspetto. Fa notare che “la difficoltà di assorbimento dei fondi europei”, per il nostro Paese non è nuova e in questo caso il PNRR non funziona come gli altri i finanziamenti ma ha un meccanismo più stringente. “Una sfida particolare per Italia e Spagna perché oltre l’anticipo il restante 87% di erogazioni sono periodiche semestrali e in base al raggiungimento degli obbiettivi nei tempi previsti”.
A proposito dei timori dei parlamentari italiani sul termine delle politiche espansive da parte dell’UE, ha poi confermato “il supporto finché sarà necessario: sottoscrivo un documento recente della BCE, il quale spiega che è più pericoloso ritirare la politica di sostegno anticipatamente che non ritirarla troppo tardi”.
Incalzato sul tema “fuorisacco” dei vaccini ,Gentiloni non si è sottratto, riconoscendo i ritardi della Commissione sulla gestione nella prima fase. “Ci sono stati dei ritardi sulle autorizzazioni” ma il problema riguarda la capacità produttiva “che non si incrementa dall’oggi al domani”. L’invito è a “rimboccarsi tutti le maniche, Commissione e governi” perché non tutte le dosi affidate ai Paesi sono state somministrate (30 milioni su 52 milioni distribuite). “L’Italia ha vaccinato più della Russia che ora offre il suo vaccino su cui non c’è nessuna pregiudiziale” e che l’Ema è disponibile a valutare se arrivasse una richiesta.
E sul ‘fai da te dei vaccini scatta il monito: “Provate a immaginare se non avessimo il procurement a livello europeo a cosa sarebbe la guerricciola tra Paesi per procacciarsi le dosi, con intermediari improbabili, il mercato nero e con le garanzie della qualità un po’ meno robuste”.