Bruxelles – Il 2,9 per cento dei terreni agricoli europei, 173 milioni di ettari, rischia di essere abbandonato entro il 2030. La Politica agricola comune dovrebbe rafforzare gli strumenti che ha a disposizione, soprattutto nel primo pilastro di aiuti diretti agli agricoltori, per contrastare il fenomeno. È quanto raccomanda uno studio sulla sfida dell’abbandono dei terreni dopo il 2020 e possibili misure di attenuazione, commissionato dall’Europarlamento e presentato ieri (24 febbraio) in commissione per l’Agricoltura.
Secondo la relazione, oggi circa il 30 per cento delle zone agricole dell’UE (approssimativamente 56 milioni di ettari) è soggetto almeno a un rischio moderato di abbandono dei terreni, un fenomeno determinato da vari fattori di natura agricola, ma anche strutturali e di mercato. Continuando di questo passo, il fenomeno dell’abbandono potrebbe estendersi fino a raggiungere i 5 milioni di ettari entro il 2030 e il 2,9 per cento della Superficie Agricola Utilizzata.Tra i Paesi dell’Unione Europea più interessati al fenomeno vengono menzionati Austria, Estonia, Finlandia o Grecia. Generalmente sono le zone rurali, montagnose, insulari, costiere e scarsamente popolate ad essere particolarmente colpite dal fenomeno dell’abbandono.
Lo studio analizza anche il ruolo della Politica agricola comune sul fenomeno, essendo la più grande fonte di sussidi diretti per il settore primario in Europa. Gli interventi della PAC sono “sostanzialmente positivi” sui terreni, ma ci sono diversi margini di miglioramento. Quanto al primo pilastro della PAC, gli aiuti diretti agli agricoltori, complessivamente aiutano a ridurre l’abbandono del suolo perché danno sostegno al reddito dei lavoratori delle terre, ma secondo la relazione è necessario aumentare il sostegno finanziario riservato alle piccole aziende agricole e ai giovani agricoltori per spingerli a non abbandonare i terreni.
Uno degli autori del rapporto, Bernd Schuh dell’Istituto austriaco per la pianificazione regionale, ha affermato in commissione che la nuova PAC “non sta svolgendo pienamente il suo ruolo” nella lotta al fenomeno e dunque raccomanda di “calibrare meglio gli aiuti per i piccoli agricoltori” nell’ambito del primo pilastro della PAC e di rafforzare il sostegno per le aree soggette a vincoli naturali per adeguarle alla necessità di affrontare il rischio di abbandono dei terreni. Nel rapporto si sottolinea che ci sono lati sia positivi che negativi dell’abbandono: se, da un lato, può ridurre la qualità dei terreni agricoli “ad elevato valore naturalistico” o i paesaggi importanti dal punto di vista culturale; dall’altro, può aiutare al ripristino di biodiversità e la preservazione degli habitat.