L’Aja – Le vittime dei crimini nazisti non hanno il diritto di chiedere un indennizzo allo Stato tedesco. Lo ha stabilito ieri il Tribunale internazionale dell’Aia, il massimo organo giudiziario dell’Onu, chiudendo un procedimento giudiziario intentato dalla Germania contro una sentenza della Corte di Cassazione, che chiedeva a Berlino di indennizzare i familiari dei 203 abitanti di Civitella, Cornia e San Pancrazio (in provincia di Arezzo) trucidati il 29 giugno del 1944. Uomini, donne, anziani e anche i bambini furono tutti massacrati, indistintamente.
Il contenzioso era stato avviato nel dicembre del 2008, quando Berlino ricorse contro la sentenza della Cassazione del 21 ottobre di quell’anno che, con una totale innovazione giudiziaria, aveva riconosciuto lo Stato tedesco responsabile penalmente per essere stato il ‘mandante’ di coloro che compirono l’eccidio. Secondo la sentenza l’Italia “è venuta meno ai suoi obblighi di rispetto nei confronti dell’immunità di uno stato sovrano come la Germania in virtù del diritto internazionale”. La Corte dell’Aja ha anche stabilito di “ordinare all’Italia di prendere tutte le misure necessarie affinché le decisioni della giustizia italiana che contravvengono alla sua immunità (della Germania, ndr) siano prive d’effetto e che i suoi tribunali non pronunzino più sentenze su simili casi”.
In Italia la delusione è molto forte, da ogni parte politica e dalle associazioni delle vittime la decisione dei giudici dell’Aia è commentata duramente, e nel contempo viene, forte, l’appello ad una collaborazione tra le autorità di Roma e Berlino perché si lavori a una soluzione che sottolinei il valore del rispetto dei diritti umani e anche gli interessi dei familiari delle vittime. “Rispettiamo la sentenza – spiega il ministro degli Esteri Giulio Terzi -. I suoi contenuti non coincidono con le posizioni sostenute dall’Italia, ma la pronuncia fornisce un utile contributo di chiarimento soprattutto alla luce del riferimento che fa all’importanza di negoziati tra le due parti per individuare una soluzione”. L’Italia, annuncia il capo della diplomazia, “intende proseguire ad affrontare insieme alla Germania tutti gli aspetti che derivano dalle dolorose vicende della Seconda Guerra Mondiale, in una prospettiva di dialogo e di tutela delle istanze di giustizia delle vittime e dei loro familiari”. Il suo collega tedesco, Guido Westerwelle, risponde che “affronteremo tutte le questioni inerenti a questo giudizio in collaborazione con i nostri amici italiani, nello spirito di relazioni bilaterali strette e di piena fiducia”. Una volontà di dialogo, anche se il ministro tedesco, pur sottolineando che “naturalmente non si tratta di mettere in dubbio la responsabilità tedesca per i crimini della seconda guerra mondiale”, afferma che “la Germania ha fatto fronte alle proprie responsabilità storiche per gli errori compiuti dal regime nazista e nella seconda guerra mondiale, pagando gli indennizzi oltre quanto era legalmente dovuto”.
Secondo Franco Frattini, responsabile esteri del Pdl, la sentenza è “una pesante frusta per coloro che sono stati colpiti da quel massacro”. L’ex ministro sostiene che “il verdetto di una Corte va sempre preso con rispetto, ma molti restano i rischi. Come quello di creare un pericoloso precedente di scarsa attenzione verso le vittime dei crimini di guerra”. Vannino Chiti, ex presidente Pd della Regione Toscana, dice che la sentenza “provoca amarezza e dolore. Ora è ancor più necessario un dialogo con la Germania, per affrontare tutte le questioni relative a quella triste pagina, che permetta di tutelare le richieste di giustizia delle vittime e dei loro familiari”. Secondo Roberto Alboni, legale dei familiari delle vittime di Civitella, la Corte dell’Aja “è tornata indietro di 100 anni nella tutela dei diritti dell’uomo”, ma sottolinea anche che “la sentenza non disconosce il diritto al risarcimento per i familiari delle vittime”. Anche lui lancia “un invito agli Stati a stipulare accordi che prevedono risarcimenti individuali”. Lo stesso appello lo lancia l’Associazione dei familiari delle vittime di Marzabotto, che chiede “al governo di aprire velocemente un confronto” con la Germania.
Da Il Secolo XIX