Bruxelles – Gli editori dell’Unione Europea hanno un alleato nella Silicon Valley. Microsoft ha annunciato che lavorerà con le associazioni di categoria europee (EMMA, ENPA, EPC, NME) per trovare una soluzione che garantisca che gatekeeper come Facebook e Google paghino per le notizie che vengono condivise sulle piattaforme online.
In una nota congiunta, le associazioni di editori e Microsoft hanno chiesto alle istituzioni UE l’implementazione di un meccanismo di arbitrato nella legislazione europea o nazionale. Il modello da seguire dovrebbe essere quello proposto nel disegno di legge australiano, che “consente a un collegio arbitrale di stabilire un prezzo equo sulla base di una valutazione dei benefici derivati da ciascuna parte” e “dei i costi di produzione del contenuto e di qualsiasi onere indebito imporrebbe un importo sulle piattaforme stesse”, si legge nella nota. Il modello australiano è stato al centro delle polemiche delle Big Tech nelle scorse settimane e ha provocato la dura reazione di Facebook, che ha ritirato i servizi di informazione dalla propria piattaforma in Australia.
L’azienda informatica fondata da Bill Gates ha invece deciso di collaborare per fare in modo che i fornitori di piattaforme garantiscano una remunerazione equa agli editori per le notizie che permettono ai giganti del web di aumentare il traffico e gli introiti pubblicitari. Casper Klynge, vicepresidente di Microsoft, ha dichiarato che “l’accesso a una copertura stampa fresca, ampia e approfondita è fondamentale per il successo delle nostre democrazie”. Questa iniziativa non è una tantum, ma “un passo logico successivo” rispetto al “nostro impegno a preservare e promuovere il giornalismo”, ha ricordato Klynge: “Nell’ottobre 2020, abbiamo lanciato una nuova iniziativa per investire e supportare i media locali e, tramite Microsoft News, abbiamo condiviso gran parte delle entrate con gli editori di stampa”.
Risorse contro la disinformazione
Intanto dall’Unione Europea è arrivata una prima risposta al caso australiano, dopo la decisione di Facebook di limitare la visione e la condivisione delle notizie nazionali e internazionali in Australia in risposta alla proposta di legge del Paese. “L’Australia deve essere sostenuta nella sua lotta a favore di un’equa remunerazione degli editori“, ha commentato il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, in audizione alla commissione speciale del Parlamento UE sulle Interferenze estere e la disinformazione. Gli eurodeputati, hanno rivolto un appello alla Commissione perché “l’Unione Europea garantisca che il giornalismo di qualità sopravviva e che i media continuino ad avere le risorse per indagare e combattere la disinformazione con notizie valide“.
A proposito della responsabilità delle piattaforme online, la vicepresidente della Commissione UE per i Valori e la trasparenza, Věra Jourová, ha chiesto ai rappresentanti di Facebook, Google, TikTok, Twitter e YouTube di “adottare misure sostanziali per evitare che la disinformazione dannosa e pericolosa, sia interna che straniera, minacci la nostra comune lotta contro il virus, soprattutto quando si tratta di vaccinazioni“. Al termine dell’incontro di ieri (lunedì 22 febbraio), la vicepresidente ha avvertito che “nonostante l’impegno, i numeri e gli esempi di disinformazione online continuano a essere scioccanti” e per questo motivo c’è stata un’intesa con i giganti del web sulla necessità di “rafforzare la cooperazione tra autorità pubbliche e piattaforme online”.
Si attende per oggi che il tema venga portato dalla vicepresidente sul tavolo dei ministri UE durante il Consiglio Affari Generali.