Bruxelles – Secondo Eurostat nel 2019 il 26 per cento degli adulti (di oltre 16 anni) residenti nell’Unione Europea colpiti da una condizione di disabilità per almeno sei mesi ha dichiarato di aver faticato ad arrivare a fine mese. Più di un disabile su quattro, quindi, ha detto di aver sofferto di difficoltà economiche che gli avrebbero impedito di sostenere ulteriori spese oltre a quelle strettamente necessarie.
Il confronto tra Stati membri però mostra uno quadro fortemente contrastante: In Grecia la percentuale di disabili in condizioni di ristrettezze economiche supera il 76 per cento, in Bulgaria il 65 per cento. Dalla parte opposta della classifica invece le percentuali di Finlandia e Germania si aggirano intorno al 10 per cento.
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L’indagine dell’ufficio di statistica europeo mostra un male comune: in tutti i Paesi membri dell’UE le difficoltà economiche si fanno maggiormente sentire nella popolazione dei disabili rispetto a quanto si riscontra nella platea dei normodotati. E in alcuni casi, spesso concentrati nell’Europa dell’Est, lo scarto è considerevole. In Croazia, ad esempio, i residenti disabili che non ce la fanno ad arrivare a fine mese sono il 49 per cento del totale, mentre tra i normodotati la percentuale scende al 29 per cento; è uno dei divari più elevati nell’UE rispetto alle differenti opportunità economiche dei due gruppi di intervistati.
Le disparità si contano anche sulle possibilità alimentari. In Bulgaria i disabili che hanno dichiarato di non potersi permettere neanche a giorni alterni il consumo di carne, pesce o un equivalente vegetariano raggiunge il 40 per cento del totale, tra i normodotati tale situazione è stata rilevata nel 25 per cento degli intervistati. Sono le percentuali più elevate in Europa per quanto riguarda le limitazioni delle abitudini alimentari. La media europea dei disabili che devono rinunciare a un consumo frequente di carne e di pesce (o di altro equivalente vegetariano) è dell’11,3 per cento, quota che non è superata da gran parte dei 27 Stati membri.
I numeri salgono quando si tratta di potersi permettere una vacanza all’anno di almeno una settimana. Nell’Unione Europea il 41 per cento dei disabili ha dichiarato di non poterlo fare (tra i normodotati il disagio riguarda il 24 per cento della popolazione). Rinunciano alle vacanze soprattutto i disabili in Romania (66,4 per cento degli intervistati), in Croazia (63,8 per cento) e in Bulgaria (60 per cento). I più fortunati sono i residenti in Finlandia e in Lussemburgo che registrano un dato vicino al 15 per cento.
Come nella logica del cane che si morde la coda, tuttavia, Eurostat ricorda che le difficoltà economiche possono incidere anche sull‘insorgenza di debiti (che a sua volta influisce sullo stile di vita). Anche riguardo a tale possibilità la condizione dei disabili nell’UE risulta essere mediamente peggiore rispetto a quella di tutti gli altri cittadini. Il 9,1 per cento degli intervistati colpiti da limitazioni per questioni di salute ha affermato di vivere in una famiglia in ritardo con i pagamenti dovuti a un mutuo o alle utenze domestiche (la stessa percentuale tra i normodotati è stata del 7,2 per cento). I Paesi con il numero più alto di persone indebitate tra i disabili sono Grecia (38,6 per cento) e Bulgaria (32,3 per cento). Il problema è quasi inesistente in Lussemburgo (2,1 per cento) e in Repubblica Ceca (3,1 per cento).