Bruxelles – Non c’è Erasmus senza Londra. Secondo la presidente della Commissione Ursula von der Leyen non è possibile per la Scozia partecipare a Erasmus+ senza che lo faccia l’intera Gran Bretagna. In una lettera di risposta a una richiesta firmata da 145 europarlamentari l’inquilina di palazzo Berlaymont ha messo in chiaro che dipendendo da uno Stato unitario, Edimburgo non può aderire separatamente al programma di mobilità rivolto agli studenti e ai giovani lavoratori europei.
La sentenza di von der Leyen è un’amara verità per le timide speranze che Scozia e Galles nutrivano rispetto alla possibilità di slegarsi dai contenuti dell’accordo di recesso di Natale con cui l’Unione Europea e il Regno Unito hanno ufficializzato la Brexit (la cui applicazione provvisoria è stata estesa fino al 30 aprile). Con quella firma il governo britannico ha rinunciato ad aderire a Erasmus+ come Paese terzo associato, nonostante il primo ministro britannico Boris Johnson avesse definito “fuori pericolo” la partecipazione del suo Paese al programma. Lo stesso Johnson ha qualificato come “troppo costosa” la permanenza della Gran Bretagna in Erasmus+.
L’eccezione dell’Irlanda del Nord però aveva acceso un barlume di speranza per le università del Nord dell’Isola britannica, che avevano avviato dei colloqui con l’esecutivo europeo per trovare un modo che consentisse ai giovani scozzesi (circa duemila ogni anno) di poter trascorrere un periodo di studio o di lavoro nell’Unione Europea. La premier scozzese Nicola Sturgeon aveva definito la scelta della Gran Bretagna di rinunciare a Erasmus+ un fenomeno di “vandalismo culturale”.
“La Commissione è rammaricata”, si legge nella risposta di von der Leyen agli eurodeputati che le avevano chiesto quali fossero le possibili strade per ancorare i due membri della Gran Bretagna a Erasmus+. “L’unica possibilità che c’è per il Regno Unito è di diventare membro associato, oppure rinunciarvi del tutto solo nella sua interezza”. Stando così le cose, e cioè in assenza di future negoziazioni tra Bruxelles e Londra, Scozia e Galles potranno beneficiare dei progetti di Erasmus+ finanziati fino al 2020 fino alla loro completa esecuzione. Dopo di che, come Paese terzo non associato il Regno Unito potrebbe solo partecipare ai progetti accessibili dagli altri Paesi del resto del mondo, come la Jean Monnet Actions ed Erasmus Mundus Joint Master Degrees. Ma la Commissione “resta disponibile e pronta a rinegoziare se la Gran Bretagna dovesse riconsiderare la propria scelta”.
Il governo di Londra però resta insensibile. Proprio a inizio febbraio Downing Street ha lanciato il programma Turing con una dotazione iniziale di 100 milioni di sterline. Da settembre permetterà a 35 mila studenti inglesi di viaggiare e di formarsi all’estero, anche fuori dai confini europei. Da Bruxelles però i firmatari della lettera consegnata a von der Leyen non conoscono rassegnazione. “Prossimo passo: organizzare un dibattito in Parlamento sulla questione”.