Bruxelles – Belgio, Norvegia, Spagna, Austria, Ungheria, Finlandia, Danimarca. Sette gli Stati membri o associati all’area Schengen che hanno temporaneamente notificato alla Commissione di aver reintrodotto controlli alle frontiere interne a causa del Coronavirus. A questi si aggiunge la Germania che giovedì 11 febbraio ha deciso di ripristinare temporaneamente i controlli alle frontiere con la Repubblica Ceca e con un parte dell’Austria (Tirolo austriaco) per prevenire la diffusione delle nuove varianti del Coronavirus, in vigore da ieri (14 febbraio).
La Commissione europea ha richiesto al governo di Berlino di prevedere eccezioni almeno per i pendolari che devono spostarsi per necessità. Richiesta respinta con dure parole del ministro tedesco dell’Interno, Horst Seehofer, al quotidiano tedesco BILD: “Stiamo combattendo il virus mutato al confine con la Repubblica Ceca e l’Austria e la Commissione europea dovrebbe sostenerci e non mettere i bastoni tra le ruote con consigli economici”. Questa mattina (15 febbraio) il portavoce di Merkel ha specificato che i controlli intensificati ai confini interni “sono solo temporanei e l’ultima risorsa” e che un ritorno alla normalità è “nell’interesse di tutte le persone coinvolte”.
Gli Stati membri continuano a prendere decisioni unilaterali nonostante i continui richiami della Commissione europea per evitare chiusure alle frontiere interne allo spazio Schengen, l’area di libera circolazione dell’Ue, o generalizzati divieti di viaggio, senza garantire il funzionamento del Mercato unico e delle catene di approvvigionamento dell’industria, che sono essenziali anche per far viaggiare il materiale medico sanitario. Di recente, Stati membri e Commissione europea hanno adottato un aggiornamento delle raccomandazioni per un approccio coordinato ai confini e ai viaggi, ma sembra importare poco.
La Commissione si dice ancora una volta molto preoccupata ma si limiterà a scrivere nelle prossime ore a tutti e Ventisette per ricordargli l’importanza dell’approccio coordinato e di rispettare le raccomandazioni che loro stessi hanno approvato in sede di Consiglio. “Gli Stati membri hanno concordato un approccio coordinato sulle limitazioni ai viaggi”, scrive irritato su Twitter il commissario europeo alla Giustizia, Didier Reynders, sottolineando che la Commissione Europea è preoccupata “per le recenti decisioni unilaterali”. La questione finirà sul tavolo dei ministri per gli Affari Generali del 23 febbraio, ma intanto vari portavoce dell’Esecutivo europeo hanno fatto sapere che le lettere che arriveranno agli Stati “non sono gli unici provvedimenti che sta prendendo la Commissione europea”, anche se non vengono chiariti quali siano questi altri provvedimenti.
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“Senza un approccio coordinato si rischia una frammentazione”, mette in guardia un portavoce dell’Esecutivo e ci aspettiamo che tutti gli Stati membri seguano le raccomandazioni dell’Ue”. Raccomandazioni che, pur non vincolanti, dovrebbero guidare l’agire degli Stati membri contro pandemia e gestione frontiere. In realtà, fin dall’inizio della crisi sanitaria sono stati vani i tentativi della Commissione di coordinare un approccio unitario sulle aperture e chiusure di confini. La gestione delle frontiere interne e esterne è prerogativa assoluta degli Stati membri, che a quanto pare non sono intenzionati a rinunciarvi, nonostante tutte le dichiarazioni di intenti.
Preoccupazioni anche per la chiusura generalizzata dei confini in Belgio con divieto di viaggi non essenziali sia in entrata che in uscita, che è stata notificata a Bruxelles, che però ancora aspetta “chiarimenti sulle motivazioni che hanno spinto il governo ad adottarle”.
Le misure restrittive sono diverse da Paese a Paese per tempi e modalità. Il Belgio ha chiuso tutti i confini interni dal 6 al 25 febbraio (almeno); la Spagna solo il confine terrestre con il Portogallo dal 10 al 28 febbraio; l’Austria i confini con Slovacchia e Repubblica ceca dal 8 al 27 febbraio; l’Ungheria tutti i confini interni dal 29 gennaio al 27 febbraio; la Finlandia tutti i confini interni dal 27 gennaio al 25 febbraio 2021; la Danimarca dal 12 novembre all’11 maggio. Fino all’11 maggio sono inoltre ripristinati i controlli in Austria, Germania, Svezia, Danimarca, Francia per possibile “minaccia terroristica” o possibili “movimenti secondari” irregolari dentro lo spazio di libera circolazione Schengen, introdotte dopo gli attentati terroristici in Austria e in Francia di fine 2020.
L’area di Schengen, caratterizzata dalla libera circolazione di persone e merci senza restrizioni ai confini interni tra Stati che aderiscono, conta in tutto 26 Paesi: 22 dei quali fanno parte dell’Unione europea (Belgio, Repubblica ceca, Danimarca, Germania, Estonia, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Malta, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia, Finlandia e Svezia) a cui si aggiungono quattro Paesi extra Ue, Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.