Roma – Giuramento con mascherina, tamponi per tutti e foto ufficiale a distanza. Davanti al ‘notaio’ Sergio Mattarella, comincia così l’era Draghi, con un rito senza parenti e giornalisti in un salone delle feste del Quirinale ovattato. Solo pochissime emozioni, riservate ai tecnici esordienti, mentre i ministri politici sono tutti già almeno alla seconda volta nella dichiarazione di fedeltà alla Costituzione.
Esecutivo in carica e Mario Draghi si sposta a Palazzo Chigi dove viene accolto dall’uscente Giuseppe Conte che gli consegna la simbolica campanella, anche quella disinfettata. La pandemia non concede scampo neppure ai riti istituzionali e così sarà chissà per quanto.
Sicuramente metterà da subito sotto pressione l’azione di governo che dovrà affrontare le emergenze del piano vaccinale e, sul fronte economico, un nuovo provvedimento ristori e il nodo del blocco dei licenziamenti. Prova di velocità e non solo per il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un mese se n’è andato inghiottito dalla crisi di governo e ora a Bruxelles attendono un Recovery ben più dettagliato con un’attenzione particolare per le riforme, finora il punto debole del lavoro inviato alla Commissione europea dal precedente governo.
Il nuovo Recovery è un compito che il premier vuole assegnare principalmente alla squadra di tecnici, dal titolare dell’Economia Daniele Franco a Vittorio Colao a cui era stato affidato da Conte il primo progetto, fino a Roberto Cingolani a capo del nuovo ministero della transizione ecologica.
Subito dopo la consegna della campanella, il presidente Draghi ha riunito il primo Consiglio dei ministri, una riunione molto breve per consentire la nomina di Roberto Garofoli, alla carica di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Mercoledì al Senato e giovedì alla Camera sono stati fissati i due voti di fiducia.
Il giorno dopo la lettura della lista dei ministri sono cominciati come di consueto i malumori degli scontenti. Nel Movimento 5 Stelle per cui il sì a Draghi è stato particolarmente sofferto, la fronda dei senatori contrari è tornata alla carica. “Chiediamo un nuovo voto sulla piattaforma Rousseau altrimenti alla fiducia diremo no”, avverte Barbara Lezzi. In sostanza, il super ministero promesso, la fusione dell’Ambiente e Sviluppo economico, non corrisponderebbe quanto promesso al Movimento.
Anche il Pd scosso dalle delusioni a causa dell’assenza totale di donne nella delegazione al governo nonostante sia stato proprio il segretario Nicola Zingaretti a chiedere l’equilibrio di genere nella formazione dell’esecutivo. Alla fine hanno prevalso le logiche di corrente che assegnano ai Dem il grande imbarazzo di essere l’unica delegazione totalmente maschile a Palazzo Chigi.