Bruxelles – Tra gli effetti della pandemia di COVID-19 c’è anche una maggiore fiducia dei cittadini nell’Unione Europea. A testimonialo sono i risultati di un nuovo sondaggio commissionato dal Parlamento europeo (Parlametro 2020) sul gradimento dei cittadini europei rispetto alla risposta che l’UE sta dando alla crisi economica e sociale provocata dal coronavirus.
Per gran parte dei 27 mila europei intervistati tra novembre e dicembre 2020, l’elemento decisivo che ha portato a una rivalutazione del ruolo dell’Unione è stato il piano di rilancio dell’economico lanciato a livello europeo. Il 72 per cento delle persone interpellate (quasi tre su quattro) saluta con favore le risorse stanziate attraverso Next Generation EU e ritiene che potrebbero consentire all’economia del proprio Paese di riprendersi più rapidamente dalle conseguenze della crisi. La stessa reazione si riscontra anche tra i 1.022 intervistati italiani, che con il 69 per cento si dicono ottimisti sull’impatto atteso del piano sull’economia nazionale.
Gli italiani nutrono anche più speranza rispetto agli altri concittadini europei sullo stato dell’economia nazionale un anno dopo. Il 25 per cento di loro (superiore al 21 per cento degli europei) ritiene che la situazione economica sarà migliore a fine 2021.
Rispetto all’autunno 2019 si rinfoltisce anche il gruppo di persone che hanno un’immagine positiva dell’Unione Europea. A fine 2020 crescono del 10 per cento in più e raggiungono la metà della popolazione europea. In Italia invece coloro che apprezzano l’esistenza dell’UE salgono di 11 punti percentuali fino al 43 per cento del totale.
Proprio nello Stivale, però, si registra il livello più basso di persone che ritengono che il proprio Paese abbia beneficiato dell’appartenenza all’Unione, un atteggiamento critico che contrappone il 52 per cento italiano al 72 per cento registrato a livello europeo. Si tratta di una posizione si riflette in parte anche nello scarto rispetto alla media europea delle percentuali di italiani che pensano che nell’UE le cose stiano andando nella direzione giusta (il dato italiano del 31 per cento è inferiore alla media del 39 per cento riscontrata negli intervistati a livello europeo).
Tra i vantaggi principali del far parte dell’Unione Europea ci sono l’impatto che quest’ultima ha avuto per l’economia nazionale e la garanzia dell’aver contribuito alla pace e alla cooperazione tra il proprio Paese e gli altri Stati membri (tra gli italiani il giudizio è fortemente sbilanciato a favore di quest’ultima argomentazione).
Ma cosa pensano i cittadini europei del Parlamento UE? Il 37 per cento ne ha un’immagine positiva (anche in Italia), ma il 45 per cento si dice “neutro”. Sull’influenza dell’Eurocamera tuttavia gli intervistati non hanno dubbi: il 63 per cento (59 in Italia) desidera che l’Aula sia più protagonista e che abbia come principali priorità la lotta alla povertà e alle disparità sociali, la lotta al crimine organizzato e un impegno maggiore per un’istruzione uguale per tutti. La protezione dei diritti umani è per il 51 per cento degli intervistati europei il valore più importante che il Parlamento dovrebbe difendere in assoluto (per gli italiani prioritaria è invece la tutela dell’uguaglianza di genere).
Diverge notevolmente invece tra gli italiani e il resto degli intervistati negli altri Stati membri la percezione del peso della propria voce sui tavoli europei. Solo il 27 per cento degli italiani crede di poter incidere nelle decisioni prese (contro il 45 per cento della media europea).