Bruxelles – Umiliazione, fallimento, tempo sprecato. Sono le parole che la maggior parte dei gruppi politici al Parlamento Europeo usano per descrive la visita infruttuosa di Josep Borrell in Russia di venerdì e sabato in un confronto duro in plenaria con l’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza che cerca di aggiustare il tiro, annunciando che proporrà “iniziative concrete” contro la Russia al prossimo consiglio Affari Esteri del 22 febbraio, per poi portare la discussione sul tavolo dei leader al Consiglio europeo di marzo.
“Spetterà agli Stati membri decidere il passo successivo, ma potrebbe includere sanzioni, e io avanzerò proposte concrete usando il diritto di iniziativa che spetta all’alto rappresentante”, annuncia Borrell, di fronte a una plenaria che gli chiede conto della sua visita a Mosca. Il capo diplomatico dell’UE ha specificato che tali iniziative concrete potrebbero includere anche misure contro la disinformazione, gli attacchi informatici e altre possibili azioni ibride.
Finora gli Stati non hanno trovato unanimità su un nuovo quadro di sanzioni contro il regime di Putin dopo l’avvelenamento dell’oppositore Alexei Navalny, tanto che lo stesso Borrell in conferenza stampa venerdì 5 febbraio aveva chiarito che da parte degli Stati membri non ci fossero proposte in merito. Gli Stati sono divisi sui rapporti con la Russia, con la Germania in particolare che spinge per una politica più conciliante con Mosca in ragione della costruzione del gasdotto Nord Stream 2, che renderebbe Berlino (e di conseguenza l’Ue) ancora più dipendente dalla Russia per il gas. Ma anche la Francia di Macron, che come ricorda l’europarlamentare degli S&D, Katy Piri, solo qualche mese fa ha parlato di rinnovare il dialogo con la Russia. “Abbiamo bisogno di una strategia unitaria, al prossimo Consiglio europeo servono azioni chiare e concrete”, aggiunge Piri.
Divisioni interne al Consiglio europeo che si riflettono anche nell’atteggiamento di debolezza estera dimostrato dall’alto rappresentante Borrell a Mosca. Ma dopo l’acuirsi delle critiche per essere rimasto quasi in silenzio mentre l’omologo russo Sergey Lavrov ha definito l’UE un “partner inaffidabile”, Borrell cerca di aggiustare il tiro annunciando che proporrà provvedimenti per conto proprio. Rimane da capire se questi provvedimenti saranno accolti con favore anche dagli Stati membri, di cui è necessario il voto all’unanimità. L’alto rappresentante ha ammesso che non c’è da parte di “Mosca la volontà o l’interesse a migliorare le relazioni con l’Ue”, ma ha difeso pienamente la sua scelta di recarsi nella capitale russa nonostante le attuali tensioni con Mosca a causa dell’avvelenamento di Navalny e nonostante alcuni Paesi membri (Polonia e Baltici) abbiano cercato di dissuaderlo prima della partenza. “Ci sono momenti in cui serve metterci la faccia, andare lì a dire le cose che scriviamo nei comunicati”, afferma Borrell rispondendo alle critiche dei deputati europei.
Critiche che i legislatori dell’UE non hanno risparmiato, con la maggior parte dell’Emiciclo che lo ha accusato di indebolire e di aver compromesso la credibilità estera dell’UE verso Mosca. Prima dell’audizione di Borrell, l’eurodeputato del PPE Riho Terras ha dichiarato di avere raccolto il sostegno di 81 dei 705 deputati al Parlamento europeo per chiedere le dimissioni di Borrell a palazzo Berlaymont.
Thanks to all 81 #MEP who joined my letter and hope for a significant change in EU policy towards authoritarian #Russia. @EPPGroup @EEinEU @MFAestonia @EP_ForeignAff @errnews https://t.co/jXzBY4YGCe
— Riho Terras (@RihoTerras) February 9, 2021
Appello alle dimissioni di Borrell che è stato richiamato anche durante il dibattito in plenaria di oggi, ad esempio dalla deputata dei Verdi Markéta Gregorovà, ma che probabilmente cadrà nel vuoto. Il capo della politica estera dell’Ue ha le spalle ben coperte dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che non intende metterne in discussione il ruolo, come ha confermato ieri un portavoce dell’Esecutivo europeo nel briefing con la stampa. Il capo della diplomazia europea non ha risposto nella sua difesa a chi ha chiesto le sue dimissioni.
La maggior parte delle critiche a Borrell è piovuta dal Partito popolare europeo e dai gruppi dei Conservatori e riformisti (ECR) e Renew Europe. “La visita è stata un errore, soprattutto perché non c’era argine di azione”, ha accusato Dacian Ciolos, capogruppo di Renew Europe, secondo cui “mantenere canali diplomatici aperti è importante, ma in questo contesto (Borrell, ndr) ha gravemente compromesso la credibilità dell’UE e spazzato via anni di sforzi per costruire una Ue influente e credibile”, ha aggiunto accusando Borrell di essere caduto in pieno nella “trappola mediatica escogitata dalla Russia”. “Non era il momento giusto per andare”, aggiunge il deputato del PPE Radosław Sikorski, “spero che adesso sostenga l’idea di sanzioni contro la Russia”. Gli fa eco anche Michael Gahler, secondo cui è chiaro che la Russia non abbia “voglia di ricostruire le relazioni con l’Ue”. In difesa del capo diplomatico europeo e del suo ruolo, il gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D) di cui Borrell fa parte. La capogruppo Iratxe Garcia Perez ha affermato prima dell’inizio del dibattito in plenaria che il Gruppo avrebbe difeso “le sue mosse in quanto Borrell è stato all’altezza del suo mandato”.