Bruxelles – Le condizioni di vita dei migranti bloccati sulla frontiera croato-bosniaca “non sono più accettabili”. È l’attacco deciso di un gruppo di eurodeputati italiani che, dopo la testimonianza diretta e la denuncia della crisi umanitaria, ritiene giunto il momento dell’azione per un’assunzione delle responsabilità dell’Unione nella gestione della crisi migratoria alle sue frontiere.
“Daremo battaglia per un nuovo Piano dell’Unione Europea per l’immigrazione, che porti a un cambiamento profondo di approccio e regole“, attacca su Twitter Brando Benifei, capo-delegazione del Partito Democratico al Parlamento Europeo e uno dei membri (con i colleghi Pietro Bartolo, Pierfrancesco Majorino e Alessandra Moretti) della squadra che questo fine settimana si è recata in missione in Croazia e in Bosnia-Erzegovina.
Al suo ritorno a Bruxelles, Benifei promette battaglia. “L’Europa ha il dovere di essere presente, giusta, unita”, mentre “noi europarlamentari di controllare ciò che accade ai confini“. Per questo motivo, “denunceremo al Parlamento Europeo quanto accaduto durante la nostra missione nei Balcani”. Non solo per quanto riguarda l’aspetto della crisi umanitaria in Bosnia, ma soprattutto sulle violazioni operate dalla Croazia, Stato membro dell’UE.
Contrasti sulla frontiera
Secondo il programma della missione, sabato 30 gennaio doveva essere il giorno della visita ai luoghi-chiave dell’ultimo tratto della rotta balcanica. Già in partenza si sono verificati i primi problemi: prima dell’ispezione all’hotel Porin, centro governativo croato di accoglienza per migranti e rifugiati, i giornalisti al seguito dei deputati europei non sono stati autorizzati a entrare nell’edificio. “Se queste sono le premesse, temiamo quello che potrà succedere dopo”, aveva avvertito la delegazione durante una video-diretta sui social media.
E il “dopo” ha purtroppo confermato le aspettative. Il secondo luogo da visitare doveva essere la foresta di Bojna, teatro dei respingimenti illegali (i pushback) di migranti da parte della polizia croata sul confine con la Bosnia. Qui, ancora sul suolo croato – quindi comunitario – i quattro europarlamentari sono stati fermati dagli agenti di Zagabria. “Ci eravamo impegnati con la polizia a non oltrepassare la frontiera e volevamo solo percorrere l’ultimo pezzo di Croazia”, hanno spiegato. “Questo però non è stato possibile, perché una decina di agenti hanno formato una barriera umana, impedendoci di fatto di procedere”.
Volevamo semplicemente vedere e ascoltare, andare al confine in suolo europeo. Ce l'hanno impedito con un cordone di polizia armata fino ai denti.
Ciò che è passato ieri è che il nostro dovere ispettivo possa destabilizzare qualcosa o qualcuno.
Non ci fermeremo. #RottaBalcanica pic.twitter.com/8HKEUADBu7— Brando Benifei (@brandobenifei) January 31, 2021
Dagli eventi di sabato emerge soprattutto il fatto che ad alcuni rappresentanti del popolo europeo è stato negato l’esercizio di una propria prerogativa: quella di ispezionare la situazione in una parte del territorio comunitario. La polizia ha probabilmente qualcosa da nascondere”, ha attaccato la delegazione. “Se siamo stati trattati così noi, figuriamoci come potrebbero essere trattati i migranti e i potenziali richiedenti asilo”.
Ma non finisce qui. Ieri pomeriggio (31 gennaio) il ministro degli Interni croato, Davor Božinović, ha condannato l’iniziativa con l’accusa di “chiara intenzione di danneggiare la reputazione della Croazia”. Si tratta, ha spiegato, di “un’altra di una serie di provocazioni relative alle azioni della polizia croata nell’adempimento dei suoi compiti“. Per il ministro non esista alcun ‘caso’. “Questa è semplicemente protezione del confine di Stato”.
“Siamo sorpresi dalle parole del ministro Bozinovic”, hanno risposto in coro Benifei, Bartolo, Majorino e Moretti. “Ci aspettavamo delle scuse per averci impedito di fare il nostro lavoro, non delle false accuse“. Come spiegano gli europarlamentari, le autorità croate erano state informate della visita “con adeguato anticipo e assicurando il rispetto delle regole vigenti”, ma la delegazione è in possesso di foto, e materiale audiovisivo “che prova che siamo stati fermati quando ancora lontani dal confine, per impedire la nostra ispezione”. I dem vanno non ci stanno. “Accusare membri del Parlamento Europeo di cercare di commettere atti illegali senza alcuna prova, in qualunque Paese democratico potrebbe essere materiale per un’azione penale”.
In attesa di scuse ufficiali da parte del governo di Andrej Plenković (PPE) gli eurodeputati italiani puntano il dito. “È una vergogna che un rappresentante di un governo dell’Unione Europea abbia paura del lavoro dei parlamentari”.
Le condizioni di Lipa
Come da programma, la delegazione si è comunque recata in Bosnia, dove ha visitato il campo di Lipa con i volontari della Croce Rossa, della Caritas e dell’associazione IPSIA. “Le condizioni in cui vivono più di un migliaio di persone nel campo profughi sono disumane“, hanno denunciato gli eurodeputati. “Le tende sono poco riscaldate, l’acqua è scarsa e i servizi igienici limitati di numero”.
Una situazione che rafforza la voce della sinistra del Parlamento Europeo, da oggi ancora più determinata a “non consentire che in Europa si faccia finta di niente, perché il nostro dovere è anche quello di stare dalla parte degli ultimi“. Benifei, Moretti, Bartolo e Majorino ritengono di aver assistito ad una realtà “contraria ai valori di umanità su cui dovrebbe fondarsi la nostra Unione”, e proprio per questo, promettono, “faremo di tutto perché si cambi politica, strategia e approccio“.
La reazione a Bruxelles
Decise le prime reazioni da Bruxelles. “Stupore per i limiti di movimento ai deputati del Parlamento Europeo a cui è stato impedito di raggiungere il confine tra Croazia e Bosnia”, il commento del presidente del Parlamento UE, David Sassoli. “Auspichiamo sempre una collaborazione amichevole“, ha aggiunto su Twitter, esortando le autorità croate a mettersi a disposizione del lavoro degli eurodeputati.
Stupore per i limiti di movimento ai deputati dell'@Europarl_IT a cui è stato impedito di raggiungere il confine tra Croazia e Bosnia.
Auspichiamo sempre una collaborazione amichevole. Chiediamo che le richieste vengano esaudite.#RottaBalcanica
— Roberta Metsola (@EP_President) January 30, 2021
Solidarietà agli eurodeputati italiani di S&D è arrivata anche dai colleghi del Movimento 5 Stelle. “Condanniamo il tentativo di impedire loro di visitare il campo di Lipa”, si legge nella nota diffusa dalla delegazione pentastellata. Dopo gli eventi di questo fine settimana, “se non si vuole perdere credibilità, le istituzioni europee dovrebbero lavorare per trovare una soluzione che contempli il rispetto dei diritti umani e delle procedure“. Alla luce dei fatti l’UE “deve intervenire per mettere fine alla tragedia umanitaria di Lipa”.