Roma – Il dilemma sul nuovo governo viaggia ora tra programmi e nome, cosa prima e cosa dopo. Un tema di metodo da affrontare subito, in vista dell’incontro di domani, convocato sempre nelle sale della presidenza di Montecitorio dall’esploratore Roberto Fico. “È emersa la disponibilità comune a procedere con un confronto sui temi e sui punti programmatici per raggiungere una sintesi”, dice il presidente della Camera al termine della due giorni in cui ha incontrato tutti i partiti della maggioranza uscente, M5S, PD, Italia Viva e Liberi e Uguali. Una verifica che ha coinvolto anche i rappresentanti dei nuovi gruppi degli ‘europeisti’, gli esponenti delle autonomie e minoranze linguistiche e gli esponenti del gruppo misto che hanno votato recentemente la fiducia a Giuseppe Conte.
La dichiarazione del Presidente della Camera @Roberto_Fico al termine del giro di consultazioni con le delegazioni delle forze politiche #MandatoEsplorativo #Consultazioni #OpenCamera pic.twitter.com/xJW7AGUuAP
— Camera dei deputati (@Montecitorio) January 31, 2021
Il confronto partirà dai temi da mettere in agenda e che sarà indicato in quel “programma sottoscritto da tutti” che ieri i principali partiti hanno evocato per poter chiudere un’intesa valida per la fine della legislatura. Saranno dunque uno o più tavoli da allestire nel secondo tempo della fase esplorativa, prima che il presidente Fico risalga martedì al Quirinale per riferire a Sergio Mattarella. L’ossatura programmatica di un governo politico, tuttavia, non potrà fare a meno di affrontare il nome di dovrà guidarlo.
Tutte le forze politiche, compresi i raggruppamenti minori, hanno già indicato il premier uscente Giuseppe Conte mentre il partito di Matteo Renzi ancora non si sbilancia e continua ad anteporre prima del nome l’accordo sul programma. I timori di PD e M5S è che l’obiettivo non dichiarato di Italia Viva sia orientato a un cambio anche per la guida dell’esecutivo, un nodo su cui tutta la trattativa potrebbe naufragare. Anche perché è difficile avere un’intesa sui temi e le priorità, senza che colui che dovrà trasformarle in azioni di governo possa esserne coinvolto.
Non sarà però indifferente neppure la necessità di trovare per tutti un’uscita onorevole dal braccio di ferro ingaggiato in questa crisi. Nessun vincitore, o meglio nessun perdente, è il registro su cui regolare la fine delle ostilità, prima di tutto tra Renzi e Conte e il resto della maggioranza uscente. Un’esigenza non trascurabile per evitare che le liti riemergano dopo pochi mesi.
Se il presidente della Camera riuscirà a mettere ordine a tutti questi tasselli potrà consegnare al Capo dello Stato quella disponibilità che finora è rimasta condizionata e che non ha consentito un incarico pieno per il nuovo governo. Il Piano B è invece tutto nelle mani di Mattarella e prevede con tutta probabilità un governo di natura istituzionale che prevede il coinvolgimento anche di pezzi dell’opposizione di centrodestra. Una soluzione che vedrebbe divisi Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e centristi.